di Gianluca Lattuada
(studente di Economia dei Mercati Emergenti presso l’Università Cattolica di Milano)
Era il 12 novembre 2003 ed io frequentavo il liceo di un piccolo paese vicino a Milano.
Alle 8.40 italiane di quel giorno, un camion cisterna esplose contro una base militare italiana, provocando 140 feriti e 28 morti. Appresi la notizia dell’attentato a Nassiriya con quel fervore e patriottismo propri di ogni ragazzo che attraversa l’età adolescenziale.
L’Italia intera era scossa. Nessuno riusciva a dare una spiegazione logica all’accanimento e alla cattiveria crollate addosso a uomini inerti, mandati in missione per aiutare la popolazione civile. Rabbia e dolore si respiravano in aula, in ufficio, in strada. Nessuno era tranquillo. Nessuno, tranne uno.