Da tempo assistiamo ad un riflesso condizionato che connette la parola «Islam» alle degenerazioni del «fondamentalismo», favorito anche da una certa politica. Questa visione può essere corretta quando ci si affaccia su un orizzonte più ampio e grandioso, come quello del misticismo.Nell’antichità, la musica era considerata elemento di origine divina da molte tradizioni e culture. Il misticismo Sufi è una corrente islamica sopravvissuta nei secoli e divenuta universalmente nota per i suoi celebri danzatori che, in abito tradizionale e accompagnati da una partitura musicale, danzano mossi dal dolore per la separazione da Dio e dal desiderio ardente di ritrovarlo nell’estasi del ballo.
Il sufismo, deriva da suf che descrive un abito di lana grezza, simile a quello indossato da San Francesco. Il fine ultimo del sufi è quello di purificare la propria interiorità – specialmente la volontà che si oppone a Dio – fino ad arrivare allo stadio di completo annientamento nella divinità.
Abbiamo assistito in questi giorni a Milano al rituale mistico de L’Istanbul Historical Turkish Music Ensemble, la confraternita sufi dei Mevlevi, nota in Occidente come “Dervisci rotanti”. Il pubblico ha scoperto l’autentica cerimonia, detta ‘Sema’. Consiste in una danza rotante disciplinata da diverse regole: dopo ore di digiuno, i dervisci iniziano a roteare sul piede sinistro, mantenendo il corpo flessibile e gli occhi aperti, senza però fissare oggetti che possano distrarli dalla meditazione. La loro esibizione è una forma di culto mistico: attraverso movimenti precisi del corpo i discepoli cercano di liberarsi delle passioni terrene e avvicinarsi a Dio.
Il cammino spirituale permette ai dervisci di raggiungere la maturità interiore; la musica accompagna il rito ed è totalmente in sintonia con una filosofia indirizzata ad avere pace interiore e armonia con tutto l’universo.
Gli asceti, appartenenti all’ordine religioso del sufismo fondato dal mistico Jalal al-Din Rumi, (una corrente aperta ad ogni religione) eseguono una pratica millenaria. Nel 2005, questo affascinante spettacolo intriso di tradizione e spiritualità è stato inserito nell’Eredità Culturale Mondiale dell’UNESCO, come uno dei capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’umanità.
L’evento rientra nella programmazione del “Festival Internazionale la città senza porte 2023”, un progetto del Teatro Menotti che andrà avanti sino al 22 settembre con diverse location nel capoluogo meneghino.