Cosa può fare una donna, esasperata e resa impotente dal fallimento di numerosi appelli alla razionalità, per frenare l’istinto guerrafondaio degli uomini che la circondano? A riprova del detto che il maschio va preso per il verso giusto, ecco che lo ottenebra con manicaretti e danze sensuali, come a dire che a pancia piena e placato nei sensi la voglia di dichiarare guerra al prossimo non può che passare.
Le donne libanesi di E ora dove andiamo?, seconda prova autoriale della bella regista e interprete di Caramel Nadine Labaki, arrivano persino a drogarli, i loro uomini, pur di non farli accapigliare fra di loro.
Ma, a scapito del sorriso che strappa una tale “estrema” soluzione, il film affronta in modo molto serio il conflitto, l’integralismo religioso e l’intolleranza in quella polveriera sempre pronta a esplodere che è il Libano. La meraviglia, però, è che è tutto filtrato da un tocco di grazia non comune, che avvolge lo spettatore anche nei momenti dove il dolore ritratto sullo schermo diventa insostenibile.
E ora dove andiamo? è uno di quei film dove già la scena di apertura è in grado di racchiuderne il senso: nella luce polverosa della calura libanese, un gruppo di donne si dirige compatto verso il cimitero del paese, popolato dai tanti figli, fratelli, mariti persi in anni di guerra. Alcune sono a capo scoperto, altre portano il velo, ma tutte indistintamente sono accumunate dal lutto, perché la morte è democratica e non conosce distinzioni di religione, ceto, razza. Ma proprio quando il canto del dolore diventa un lamento straziante, ecco che la marcia diventa una danza, e l’atmosfera ne viene alleggerita. L’intero film è un tentativo riuscito di raccontare il dramma, anche quello straziante e inconsolabile di una madre che perde un figlio, stemperandolo con il tocco delicato di un punto di vista femminile e femminista.
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E anche se il finale lascia sospesa una domanda, quel E ora dove andiamo? – che chissà se avrà mai una risposta -, si esce dalla sala con l’impressione di essersi fatti del bene, di aver nutrito i propri pensieri con qualcosa di buono, di “materno”. Non è un caso: la Labaki ha raccontato di aver avuto l’ispirazione per la sceneggiatura proprio dopo la nascita di suo figlio, pensando fin dove si sarebbe spinta per impedirgli di imbracciare le armi di un’assurda guerra fratricida.
E ora dove andiamo? (Et maintenant, on va où?), Premio del pubblico al Toronto International Film Festival, in uscita nelle sale italiane il 20 gennaio 2012, distribuito da Eagle Pictures.