Non è impressionismo ma è impressionante. Le opere del pittore spagnolo Joaquin Sorolla (Valencia 1863-Cercedilla 1923) sono esposte a Palazzo Reale a Milano fino al 26 giugno nella mostra monografica che ripercorre la ricca produzione artistica di un pittore poco noto al pubblico (italiano).
Circondato da una famiglia felice, innamorato di una sola donna, Clotilde, ma anche del suo Paese – la Spagna – del Mar Mediterraneo e soprattutto della vita, Sorolla ha iniziato a dipingere da ragazzo.
È cresciuto in un’epoca vivace: nel 1874, lo studio parigino del fotografo Félix Nadar ospitava la prima mostra impressionista.

Mentre gli impressionisti lavoravano solo attraverso il colore, escludendo la forma – la nostra conoscenza delle cose – e il disegno, come approccio mentale alla realtà, Joaquin Sorolla restava un pittore tradizionale, fresco, che amava il mondo. Non faceva quindi parte dell’avanguardia impressionista. Dentro i suoi quadri non c’è sofferenza, non c’è la raffinatezza come è intesa nel nostro modo di vedere. C’è solo tanta immediatezza che ha portato l’artista a non entrare nella critica intellettualista. Le sue opere sono state riscoperte solo di recente. Infatti, fino al 2009, i suoi 3mila quadri e la sua ricca produzione grafica di oltre 4mila opere, erano poco noti al pubblico, in particolare a quello italiano.

Il bianco – in cui ha speso tutte le sue energie – è il valore dominante di Sorolla. Orfano di padre e madre, il pittore è cresciuto con gli zii. Nel 1885 ha ottenuto una borsa di studio ad Assisi. Dopo questa parentesi italiana è tornato in Spagna dedicandosi a tematiche sociali: prostitute, malati, migranti ..


Le sue opere si distiguono non solo per i tocchi luminosi che nascono dall’interno delle cose ritratte (gonne, vele, volti…), ma anche per un tratto libero e una prospettiva originale, quasi fotografica: una presa dall’alto verso il basso, come a dimostrare che la realtà cambia vista da vari punti.
Ne è un esempio il ritratto della figlia, malata di tubercolosi, con una presa angolare dall’alto. Il rapporto con il suocero, Antonio García, che di professione faceva il fotografo, ha infatti influenzato il suo stile e il suo approccio a persone ritratte e paesaggi raffigurati. Nel Novecento, non c’era più una visione univoca della prospettiva.

Joaquin Sorolla si immergeva nella pittura fino allo sfinimento. È stato il primo artista a dare forma a corpi bagnati con la tecnica del panneggio bagnato.
La linea dell’orizzonte continua a salire e scendere, il colore si raggruppa, la trasparenza dell’acqua si materializza. Molte delle sue opere ricordano quelle di Diego Velázquez, importante ritrattista e pittore dell’epoca barocca. Ma nei dipinti di Soloralla c’è una cosa che lo contraddistingue: nulla si cela dietro, c’è la vita così com’è, c’è una vita felice.