DoveStiamoAndando? Nella Terra dei Fuochi, tra i rifiuti

Prof. Sandro MandolesiQUALIANO –  Tra Napoli e Caserta, nel triangolo Qualiano, Giugliano e Villaricca, a pochi metri di profondità in un terreno da sempre fertile di prodotti d’eccellenza, dall’inizio degli anni ’90 i clan della camorra seppelliscono centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi provenienti dalle produzioni industriali del Nord Italia e di Francia, Germania, Austria. Un disastro ambientale di proporzioni bibliche. Migliaia di ettari avvelenati da metalli pesanti come piombo, stagno, cadmio, nickel, cobalto, molibdeno, berillio; e nell’acqua dei pozzi arsenico, floruri, manganese, solfati e solventi (toluene, tetracloroetilene, dicloro meta tetra cloro etilene e diclorometano).

Macabra e suggestiva, la denominazione Terra dei Fuochi, proposta per la prima volta da Legambiente nel Rapporto Ecomafie (2003) e da allora utilizzata per quest’area, evoca in realtà roghi di rifiuti diffusi in tutt’Italia (solo in Lombardia 18, nello scorso anno): sull’inquinamento ambientale tuttavia, le fiamme non incidono quanto i fumi che ovunque, giorno e notte, numerose fabbriche spargono senza usare filtri adatti perché “troppo” costosi.

Con il decreto legge n.136 del 2013, nel febbraio 2014 convertito dalla cd “Legge Terra dei Fuochi”, si decise di monitorare lo stato di salute dei residenti; ma dei 54 milioni di euro allora stanziati ne sono finora stati utilizzati solamente una trentina, per esami di routine.

“In un ambiente molto inquinato assistiamo a picchi di malformazioni prenatali, patologie cardiache, tumori (specialmente tiroidei), rispetto alla media nazionale. In generale però, una correlazione significativa tra esposizioni ambientali e tumori è di difficile applicazione, in quanto intervengono in gioco molti altri fattori, come la cattiva alimentazione, il fumo, l’ereditarietà, lo stress psichico e la possibilità di una diagnosi precoce”, spiega il professore Sandro Mandolesi, docente di chirurgia vascolare presso La Sapienza e tra i massimi esperti non solo italiani di terapia Chelante.

Professore, in un momento di inquinamento ubiquitario a livello mondiale, cos’è esattamente la terapia chelante, presumibilmente destinata a diventare sempre più urgente? 
“Il principio base è che tutti i metalli, se in eccesso, risultano tossici per la salute. La terapia chelante consiste in infusioni per via endovenosa di EDTA (acido etilen-diamino-tetracetico, sostanza chimica che attraverso la “chelazione” rimuove i metalli indesiderabili dai liquidi e dai tessuti), vitamine, aminoacidi e minerali quali il magnesio, il potassio ed altri, secondo la necessità specifica del caso. Per le intossicazioni da piombo, minerali tossici, da digitale e nella ipercalcemia, questo uso dell’EDTA è universalmente e scientificamente riconosciuto, e ritenuto terapia di elezione”.

Primi riscontri?
“Nel 1950, negli Stati Uniti su lavoratori intossicati dal piombo si rilevò che molti, affetti anche da angina pectoris ebbero un beneficio pure sui sintomi della malattia vascolare. Da allora si cominciò a utilizzare la chelazione con EDTA per la cura e prevenzione delle malattie cardiovascolari”.

Sotto la direzione di Sandro Mandolesi, nel novembre 2018 fu istituito a Qualiano un ambulatorio per questa terapia. Professore e staff lavorano a titolo gratuito, il che rende possibile prezzi di un terzo di quelli abituali nelle strutture private; 150 visite finora, circa 40 pazienti in trattamento, fra i 32 anni e gli 83 anni, maschi e femmine in percentuale sostanzialmente pari.

Con questo Centro si compie un percorso voluto dall’ Associazione Campana per l’Ecologia Umana e la Terapia Chelante– EUTEC, nata nel 2013 per diffondere, specialmente in loco, le scoperte scientifiche sui danni da esposizione agli inquinanti ambientali (con particolare attenzione ai metalli pesanti) e promuovere adeguate terapie mediche. In quest’ottica, la EUTEC realizzò pure alcuni prestigiosi convegni, cui intervenne anche uno studioso di massimo livello nella terapia chelante quale il prof. Gervasio Lamas, (condirettore e primario della divisione di cardiologia del Mont Sinai Hospital di Miami US, nonché docente alla Columbia University Medical Center).

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