Dopo le riflessioni dello psicoanalista Danilo Moncada Zarbo di Monforte, ecco cosa pensa l’avvocata Lidia Lo Giudice, secondo cui le ragioni della nostra crescente litigiosità stanno sempre nelle difficoltà economiche e, a volte, persino in alcune nostre conquiste di civiltà.
MILANO – “Metti una coppia che viva in una grande città: 1000 euro a testa per pagare affitto, mezzi di trasporto, cibo, riscaldamento, acqua luce gas, tv; una malattia e la situazione diventa tragica, un figlio è progetto insostenibile. In caso poi, come per lo più succede, avessero comprato il loro appartamento con il mutuo, se uno dei due perde il lavoro e le rate non fossero pagate per qualche mese, andrebbe perduta la casa. Sai quanti ne ho avuti, in studio, di queste persone disperate? E quanti erano gli uomini stravolti perché la moglie li aveva abbandonati dopo la botta economica?
Oppure, le cosiddette “famiglie allargate”: da un lato un fatto di civiltà innegabile rispetto ai tempi in cui ringhiarsi addosso per il resto della vita sembrava d’obbligo per ex-coniugi, dall’altro un aumento pesante di tutti gli impegni, a cominciare da quelli economici. Persino una obiettiva conquista di dignità come è la reciproca autonomia economica dei coniugi – finalmente la garanzia che stanno insieme entrambi per scelta e non perché uno dei due ha bisogno dell’altro – può in determinati casi incrementare la precarietà sociale: infatti, se non hai grossi problemi economici puoi decidere di separarti non dico a cuor leggero, perché nessuno/a prende una tale decisione a cuor leggero, ma senza eccessivi ripensamenti. Chiaro che la passata stabilità reggeva sovente sulla frustrazione, dunque non c’è niente da rimpiangere”.
L’insofferenza, la litigiosità riguardano tutte le fasce sociali
“Certamente. Siamo tutti fuori di testa, chi più chi meno. Dal distinto professionista che al centro di Milano spalmava sulla automobile di una nobildonna vicina di casa le deiezioni del cane di lei rimaste sul marciapiede, al numero indefinito di raccomandate con ricevuta di ritorno che ho dovuto far scrivere nel mio studio per cani che abbaiavano, ticchettio di scarpe che disturbava il sonno, panni stesi oltre l’orario consentito, per non parlare delle querele per musica ad alto volume. Senza dimenticare i c.d. “leoni da tastiera” che da vigliacchi quali sono, sembrano diminuiti dopo che le vittime hanno cominciato a denunciare”.
In qualsiasi reato, dai più lievi ai massimi, se non denunci diventi obiettivamente complice di chi delinque
“Infatti. Paura e omertà sono il cancro del nostro Paese”.
La rete ha influenzato la litigiosità?
“Internet ha spalancato le strade del mondo, ha rotto il tempo e ne ha cominciato un altro. A volte si addossano alla rete anche responsabilità inesistenti: le risse tra adolescenti, ad esempio, che tanto preoccupano sociologi psicologi educatori etc ci sono non perché i ragazzi di oggi siano diventati tutti criminali collegandosi alla Rete, ma perché scoprono la violenza tutta insieme, di colpo, come la sessualità. Al solito, bisogna non demonizzare e non assolvere a priori. Come tutte le realtà nuove, la Rete ha stupendi lati positivi e parallelamente ne ha altri terrificanti. Bisogna conoscerli: ti metteresti al volante di una macchina da corsa senza conoscerne nulla di com’è un motore?”.
LEGGI LA PRIMA PARTE: DoveStiamoAndando? A capire perché siamo sempre più aggressivi