DoveStiamoAndando? Ad imparare l’italiano ad Istanbul

Istanbul – “Già alle prime lezioni è uno choc: ogni sostantivo prevede articoli e aggettivi da concordare, maschile o femminile, singolare o plurale…Non esiste niente del genere in turco e molto poco in inglese, lingua che la maggior parte dei miei studenti conosce. Ma che senso ha che il tavolo sia maschio e la sedia femmina? chiedono. E io lì a spiegare che la grammatica – appunto, il concordare articolo nome aggettivo verbo – rientra nell’armonia della nostra lingua, in quella “musicalità’” che sovente è ragione importante per decidere di studiarla”.

Denise Gorgulu Ozer ha doppia cittadinanza, madre italiana gallerista d’arte e padre turco ingegnere, si definisce 100% italiana 100% turca. Una quasi laurea in veterinaria a Bari, per sei anni agente di polizia, nel 1990 trasferita a Istanbul per aprire l’ufficio visti, fu tra i primi a conseguire con ICON (Italian Culture on the net) la laurea di insegnante di italiano per stranieri: “Tre anni poi discussi tesi con l’Istituto Italiano di cultura, tutto registrato via internet. Fino ad allora, a insegnare italiano erano laureati in lettere: ottimo, ma non è lo stesso”.

In questa metropoli che collega i mondi, dove si parlano almeno trenta lingue oltre il turco, più svariate centinaia di dialetti (c’è pure un gruppo che comunica in latino), perché studiare l’italiano?
“Intanto, per lavorare con l’Italia con cui gli scambi sono molto consistenti specie in campo tessile, automobilistico, ingegneristico, calzaturiero. In qualche settore specifico, sembra invece che noi turchi siamo il meglio: per comprare i nostri piatti della batteria, ad esempio, arrivano musicisti dal mondo intero, Italia ben compresa.

Poi, per una sorta di status symbol; imparare a parlare italiano è un lusso, come lo shopping in Bagdat Street o le vacanze a Cipro. Frequentano il mio centro anche non poche signore bene; a volte si diventa amiche, ci si prepara il caffè, la carbonara. Noi italiani siamo molto amati, il che spiana la strada per studiare la lingua. L’offerta dei corsi di italiano si sta ampliando ovunque, compresi alcuni atenei decentrati dell’Anatolia.

Infine, per essere aiutati nello studio; sovente gli studenti dei nostri licei (Scientifico Statale IMI o Scientifico Parificato Galileo Galilei, entrambi con programmi del Ministero della Pubblica Istruzione) hanno bisogno di un supporto per seguire i programmi. Il primo anno, al pari degli altri licei in lingua, è interamente dedicato a lingua e grammatica. Di rado però il livello di conoscenza acquisita consente di seguire le successive lezioni, tutte in lingua fin dal secondo anno. Per i giovani del liceo italiano, un vantaggio è che i ragazzi studiano anche il latino – come nel turco, ci sono i casi, dativo genitivo ablativo ecc., con i verbi a fine frase”.

Il sistema scolastico turco prevede, alla fine della terza media, un esame nazionale piuttosto severo. In base al punteggio, si ha facoltà di frequentare licei stranieri: americano, austriaco, francese (5), italiano. Costi importanti e diversificati; oltre 100mila lire turche per il Robert College, considerato il top, cifre inferiori a 50mila per gli altri.

Se fra i meglio classificati qualcuno preferisse un liceo privato turco? Vale la medesima graduatoria?
“Certamente. Si aprirebbero ad esempio le porte del Galata Saray – sedi di Istiklal, il vialone nel cuore di Beyoglu, zona delle ambasciate, e di Ortakoy sul Bosforo – e di altri licei di prestigio. Anche qui, costi adeguati. I licei statali sono gratuiti, ma buona parte della nuova borghesia e del ceto medio non solamente stanbuliota preferisce le scuole private che svolgono sì i programmi nazionali, ma con maggiore attenzione alle materie scientifiche e alle lingue straniere. L’impostazione didattica è molto diversa: qui puntiamo molto sulla matematica (fin dalle elementari) e sulle nozioni, i test sostituiscono i compiti in classe; noi prediligiamo invece i racconti creativi, poetici – che so, l’Infinito di Leopardi, per i miei allievi  è una scoperta sconvolgente”.

E chi non può pagare, tra i migliori classificati?
“I licei turchi di maggiore prestigio ogni anno prevedono un certo numero di borse di studio; automaticamente già ne godono i figli di vittime in guerra, di poliziotti caduti o rimasti feriti, di sportivi specialmente meritori, e tutti i ragazzi particolarmente dotati nelle materie scientifiche”.

L’amore per l’Italia (del tutto legittimo il sospetto che ne abbiano idealizzato l’immagine) è il collante fra i gruppi di persone che confluiscono nei Centri di studio privati. Vale la pena di notare il nome dell’istituto che fa capo a Denise: Kedil ozel ders (una contrazione fra “kedi” gatto, “dil” lingua, “der” privato). Logo, un micio su una pila di libri; a Istanbul il gatto è una sorta di nume tutelare, servito riverito omaggiato curato e coccolato, libero e tranquillo va e viene ovunque, quando siedi in un bar spesso ti se ne affianca uno che magari salta sul tuo tavolino, si installa comodo e non è neppure escluso si metta a farsi la toilette. Nessuno si sognerebbe di cacciarlo, anzi tutti lì a giocarci, accarezzarlo – scene qui quotidiane, altrove impensabili.

Quanto costa in media una lezione di italiano in Centri come il tuo?
“Intorno alle 150 lire turche se gli allievi sono organizzati in piccoli gruppi, 250 a singoli”.

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