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Chiamatelo pure Alam Simsim, Rechov Sumsum, Rruga Sesam, Ulica Sezam o Shara’a Simsim. Sceglietevi come eroe Fatma, Brosh o Karim. Potete vivere in Egitto, Israele, Kosovo o Palestina (come pure in Brasile, Cile, Irlanda del Nord, India, Indonesia, Messico e altri decine nazioni), ma in realtà state tutti vivendo in Sesame Street, la strada creata e resa celebre dall’omonimo programma, lanciato negli Stati Uniti il 10 novembre 1969 e capostipite di tutte le trasmissioni di edutainment per i bambini.
Nato per insegnare ai più piccoli le nozioni elementari della lettura e della matematica, Sesame Street si è presto trasformato in qualcosa di più complesso in risposta alle richieste, prima, della società statunitense e, poi, di quella internazionale. Di fronte all’evoluzione e ai momenti critici cui tutto il mondo ha assistito negli ultimi 40 anni, Sesame Street ha cominciato ad affrontare i piccoli grandi problemi della vita di tutti i giorni, come l’attraversamento della strada in modo sicuro e l’importanza dell’igiene, per arrivare a concetti più complessi come la morte o la tolleranza e la convivenza in un ambiente multiculturale.
Dalla necessità di insegnare la coesistenza tra diverse nazionalità nelle scuole statunitensi degli anni ’70, caratterizzate da un melting-pot sempre più spinto, e dal genio di Jim Henson sono nati i cosiddetti Muppet, Bert, Ernie, Big Bird, Grover, il ranocchio Kermit e decine di altri personaggi che, con le loro differenze visibili nell’aspetto e nei comportamenti, e con le loro discussioni e litigi – che si concludono sempre con una soluzione pacifica e un messaggio di tolleranza e reciproca comprensione – hanno provato negli anni a spiegare che qualsiasi conflitto, grande o piccolo che sia, può essere trasformato attraverso il dialogo e la condivisione di valori di giustizia.
Il successo planetario di Sesame Street, attualmente seguito da milioni di bambini (e non solo) in tutto il mondo, ha fatto sì che negli anni ’80 nascesse il Sesame Workshop, un progetto che in breve tempo ha raggiunto ben 120 Paesi, ciascuno con una versione creata per identificare e venire incontro ai bisogni dei bambini di quella specifica realtà sociale e politica.
Nel 2006 il lancio della seconda serie di Rechov Sumsum in Israele – a dicembre, nel corso delle celebrazioni per l’Holiday of Holidays nella cittadina di Haifa, abitata da ebrei, musulmani e cristiani -, fu un’occasione di riflessione sulle conseguenze della cosiddetta “guerra dei 33 giorni” con il Libano svoltasi nell’agosto precedente. Veronica Wulff , produttrice di Sesame Workshop, ricordò di aver visto i disegni dei bambini che esprimevano le loro paure e i loro timori in seguito a quell’evento. Ora gli stessi bambini erano intorno a lei per seguire le vicende di Brosh, Mahboub, Moshe Oofnik, Abigail e Noha, le versioni israeliane dei Muppet, che avrebbero insegnato loro i principi del rispetto e della comprensione, la cooperazione e l’empatia.
In una delle puntate più seguite, Mahmoud, arabo-israeliano, e Noah, ebreo-israeliano, vogliono entrambi un giocattolo. Dopo alcuni divertenti siparietti e una serie di discussioni, i due pupazzi decidono di tenere tre giorni a testa il giocattolo, mentre il sabato a prendersene cura sarà la loro comune amica Irina, un’ebrea-israeliana di origine russa.
La complessità e la diversità sono presenti anche nelle versioni kosovare, egiziane e palestinesi di Sesame Street. In Kosovo i bambini imparano a comunicare – anche a livello linguistico – tra le diverse etnie. In Palestina i bambini vivono, attraverso lo schermo, storie che spiegano loro che è possibile vivere la vita in maniera gioiosa senza cedere al richiamo della violenza. E in Egitto, dove in questi giorni le violenze stanno evidenziando un alto rischio di intolleranza su base religiosa (e non solo), la protagonista di Sesame Street è un pupazzo femmina che lancia messaggi chiari e forti per una consapevolezza di genere che possa finalmente condurre a un reale miglioramento dell’educazione femminile.
Allo studio sembrerebbero esserci al momento anche una produzione per la Libia, la Siria e l’Iran (dove la trasmissione risulterebbe però altamente problematica), un segnale del continuo aggiornamento e tentativo di contestualizzazione dei produttori della serie.
E di fronte a quanto continua ad accadere in questi giorni, il mondo sembra avere ancora molto da imparare dai Muppets!