Il popolo siriano è stato dimenticato


Dopo l’attacco aereo del 7 aprile scorso a Douma – la città di Ghouta orientale ad est di Damasco – con presunte armi chimiche, gli Stati Uniti e la Russia continuano a lanciarsi accuse. Il presidente americano Donald Trump tweetta su un possibile intervento militare degli Stati Uniti in Siria – presto o tardi (very soon or not so soon at all ! @realDonaldTrump del 12 aprile 2018 NdR) – con l’appoggio degli alleati. Sotto accusa, secondo le potenze occidentali, sono il regime di Bashar al-Assad e il suo alleato russo, che è comunque in linea diretta con gli Stati Uniti quotidianamente perché una guerra tra due potenze nucleari non la vuole nessuno.

Perché la morte di un centinaio di persone in una cittadina remota della Siria ha impressionato così tanto il presidente degli Stati Uniti da lanciare d’impulso l’ipotesi di una “terza guerra mondiale”?

(Aggiornamento: il 14 aprile Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia attaccano la Siria)

Opera di @tammamazzamDal 15 novembre del 2011, il giorno in cui è iniziata la guerra civile in Siria, sono morte 400mila persone secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite (350mila secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani), 12 milioni di siriani hanno abbondato le proprie abitazioni, di questi quasi la metà hanno lasciato la Siria.

 

I media e i social hanno trasmesso per quasi sette anni immagini drammatiche di migliaia di uomini, donne e bambini che hanno perso la vita a causa di questa guerra. Tutti hanno visto almeno una volta un video postato dalla popolazione disperata mentre scappa dalle bombe: piangono, soffocano, vomitano schiuma bianca, si aiutano a sopravvivere, c’è chi si infila dentro un buco e non vede la luce per giorni interi aspettando il silenzio per uscire allo scoperto e chi si addormenta per sempre su una scalinata con il cadavere di un bambino tra le braccia.

Nell’aprile del 2013, prima dell’arrivo di Macron alla presidenza della Francia, due reporter del quotidiano francese Le Monde hanno confermato e documentato con fotografie ed interviste l’uso di armi chimiche da parte delle forze di Bashar Al-Assad. L’opinione pubblica è rimasta scandalizzata davanti a prove così evidenti ma la comunità internazionale non ha mosso un dito, se non “diplomaticamente”.

Visto da fuori, lo scenario è sempre più complesso: la Francia è concentrata sulle armi chimiche, gli Stati Uniti sulla Russia, la Turchia sul controllo dell’autonomia curda, l’Iran su Israele … Internamente vi è un governo – a minoranza sciita – che vuole riprendere il controllo del Paese – a maggioranza sunnita – con tutte le forze (e armi) e con l’aiuto di alleati potenti ed interessati. I “ribelli”, cioè coloro che si oppongono al regime di Bashar al-Assad, sono poco compatti, perché suddivisi in tante fazioni, ciascuna finanziata da Paesi diversi, con precisi interessi economici, politici, ideologici.

Vi proponiamo tre video chiari per capire il “rebus Siria” e il puzzle geopolitico in cui questo pezzo di terra è inserito e per stimolare riflessioni e, forse, risposte (i dati sono fermi al 2016 e non sono aggiornati).

Il popolo siriano è stato dimenticato dalla comunità internazionale dall’inizio della guerra.
Parole, conferenze, minacce, tweet e, certamente tante ipocrisie, hanno prodotto il nulla. Nessuno vuole perdere la sua fetta di torta, nessuno fa un passo indietro perché gli interessi economici vengono sempre prima di tutto.

L’unica strada possibile è trovare una soluzione politica.

Per ora la guerra continua e il popolo siriano è l’unica vera vittima.

(Opera: @tammamazzamVideo: Taj, Khaled Abdulwahed. Whymaps @bruteix @sdepazos @ezequielrg. FAcebook.con/SilverbrainYoutube)

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