Il 15 di maggio in Israele è stato un giorno difficile per via delle proteste in memoria della Nakba, la “catastrofe” del popolo palestinese, in seguito alla proclamazione dell’indipendenza di Israele nel 1948.
Internamente è stata una giornata relativamente ordinaria, mentre ai confini con Siria e Libano le dimostrazioni per la Nakba hanno colto tutti di sorpresa, lasciando 1 morto sul Golan, e tra i 4 e i 10 al confine col Libano.
Alle 9.30 del mattino, in una strada di Tel Aviv, la giornata ha preso il via con un camion lanciato a tutta velocità contro pedoni, scooter, semafori e auto, uccidendo un ragazzo e ferendo 18 persone. Il camionista, un arabo israeliano di 22 anni, residente a Kafr Qasem, dopo aver colliso con un autobus ed essersi scontrato contro l’inferriata di una scuola, è poi sceso dal suo veicolo attaccando e colpendo i passanti che stavano cercando di soccorrerlo. L’arrivo della polizia ha evitato che l’autista del camion venisse linciato dalla folla.
Nel centro di Israele, in Giudea e Samaria, la situazione è rimasta relativamente tranquilla, con usuali dimostrazioni nelle città e villaggi arabi per la Nakba Day. Al confine col Libano e Siria è invece avvenuto ciò che nessuno si aspettava. Migliaia di rifugiati palestinesi hanno marciato dai confinanti Paesi verso Israele, alcuni forzando le recinzioni e riuscendo ad entrare in territorio israeliano.
La situazione al confine siriano è stata differente da quella in Libano, dove le forze militari hanno aperto il fuoco contro i dimostranti palestinesi che cercavano di forzarne il confine, secondo quanto riferito dall’IDF. Chiaramente gli incidenti che sono avvenuti il 15 maggio al confine con la Siria erano stati messi in conto dalle forze di Bashar al-Assad, il quale ha estremamente bisogno di distogliere lo sguardo internazionale dalle barbarie del suo regime e spostare l’attenzione dei media sul conflitto arabo-israeliano.
In molti in Israele si chiedono se la stessa attenzione che verrà data a questi scontri al confine con la Siria e il Libano, sia stata riservata anche agli 800 e più morti ammazzati durante le dimostrazioni contro il regime di Bashar al-Assad nelle ultime settimane, in suolo esclusivamente siriano.
In Egitto, invece, i palestinesi che hanno dimostrato per la giornata della Nakba si sono riversati nella strada davanti all’Ambasciata Israeliana al Cairo, arrivando a feroci scontri con le forze dell’ordine.
Immediato l’intervento del Primo Ministro Israeliano Benjamin Netanyahu: “Le proteste di domenica non puntano alla creazione di uno Stato palestinese, ma alla distruzione dello Stato d’Israele”. Ma quello che ha lasciato tutti sgomenti è piuttosto l’impreparazione dell’esercito israeliano di fronte ad una marcia di massa su Israele.
Gli scontri di domenica scorsa sembrano essere una prima prova per un evento ben più grande che potrebbe accadere a settembre, con la possibile proclamazione all’Onu di uno Stato palestinese.