Allarme giovani in Francia. A lanciare il monito di una azione immediata è il ministro della gioventù, Valérie Fourneyron, commentando i dati sulla disoccupazione giovanile dall’Osservatorio dell’Istituto Nazionale della Gioventù e l’istruzione popolare (INJEP), che ha presentato una dettagliata relazione in vista di un Consiglio interministeriale che dovrebbe tenersi entro febbraio 2013. Saranno annunciate misure forti, promette la sig.ra Fourneyron, perché i giovani sono le prime vittime della recessione.
Più che un ritratto di una generazione perduta, questa relazione si basa sulla linea di demarcazione tra due categorie di giovani che si allontanano gli uni dagli altri. La prima è quella dei diplomati, che continuano volenti o nolenti ad andare aventi. La seconda è quella dei giovani sulla soglia della povertà. Questi rappresentano il 15% dei giovani che non hanno titolo, né stanno studiando, né hanno un lavoro. Il tasso di povertà tra i giovani tra i 18 e i 24 anni ha raggiunto il 22,5%. Dal 2004, è aumentato di 5 punti. In totale, più di un milione di giovani sono ora di fronte a una situazione precaria.
Olivier Galland, sociologo e direttore di ricerca al CNRS, presiede il consiglio scientifico dell’INJEP ed ha il compito di elaborare ogni due anni un inventario della situazione giovani in Francia. Vi proponiamo uno stralcio della sua intervista rilasciata a Le Monde.
Perché ha scelto il tema delle disuguaglianze in gioventù?
[…] all’interno della gioventù, l’eterogeneità cresce. Nei sondaggi e nelle inchieste, né gli adulti, né i meno giovani riconoscono questo divario. I giovani non si sentono discriminati da un’altra generazione, probabilmente perché esiste una forte solidarietà informale intergenerazionale all’interno delle famiglie, che rafforza le disuguaglianze tra i giovani.
La famiglia continua a sostenere il peso?
I genitori fanno sforzi straordinari per giovani adulti […].Da quindici anni, l’età media per uscire di casa non è cambiata in modo significativo, è ancora circa 20 anni. A differenza del modello nordico, in cui si inizia presto, ampiamente sostenuti dal pubblico, e il modello mediterraneo dove si arriva fino a 30, il modello francese è intermedio […].
Il rapporto mostra disparità enormi nell’inserimento lavorativo …
In Francia, vige una sorta di preferenza collettiva per “addetti ai lavori” già in carica[…]. E sempre più disoccupazione di lunga durata è particolarmente preoccupante tra questi giovani (+5,6% tra il 2008 e il 2010). Ma tutti i giovani non soffrono allo stesso modo. Si allarga il divario in materia di accesso al lavoro tra laureati e non laureati.
Più che mai in tempi di crisi, i diplomi proteggono dalla disoccupazione?
[…] il tasso di disoccupazione nel 2011 tra i 15-29 anni è del 9% per i laureati,[…] il 46% per i non laureati. Il tasso di povertà (con reddito al di sotto di € 964 al mese nel 2010) è del 30% per i non laureati, contro il 10% per i laureati.[…]
Perché la situazione dei non-laureati è peggiore?
A differenza di venti anni fa, non si può fare a meno di un grado di istruzione perché la struttura dei posti di lavoro si indirizza verso l’alto. […] siamo una società ‘classista’, che classifica socialmente in base al grado di scolarizzazione. Una scuola estremamente elitaria funziona come un ottimo strumento per l’ordinamento sociale. Questo sistema ha causato ingenti danni in coloro che vengono esclusi, perché aventi basso grado di istruzione. In Francia, il mercato del lavoro attribuisce enorme importanza ai diplomi […]
Si sottolineano i rischi di impoverimento dei giovani non laureati …
Ogni anno 140mila giovani lasciano il sistema scolastico senza alcuna certificazione purtroppo abbastanza stabile. Secondo la terminologia europea, il 15% dei 15-29 anni sono NEET (Neither in employment nor in education and training) ). […] In totale, più di un milione di giovani si trovano ad affrontare una situazione precaria. Stiamo assistendo a una storica inversione di tendenza: i giovani sono ora più colpiti dalla povertà rispetto ai vecchi. Ancora più preoccupante: il tasso di povertà (reddito inferiore al 40% dello standard medio di vita) è aumentato del 38% tra il 2007 e il 2009.
Le politiche pubbliche sono appropriate?
No, il nostro rapporto ha anche chiesto una profonda riforma del sistema di istruzione e la protezione sociale. [..] Posti di lavoro sovvenzionati nel settore no-profit, che sono stati ricreati, non hanno mostrato alcuna efficacia. […]
La coesione sociale rischia di risentirne?
Questi giovani disoccupati sono emarginati politicamente. […] Tutti gli ingredienti sono lì per esplodere di nuovo, come nel 2005. La Francia è un Paese in Europa in cui il sentimento di integrazione dei giovani è il più basso. Viviamo in una gerontocrazia […]