A Silwan, un distretto di Gerusalemme est, le forze di occupazione israeliane hanno arrestato nei giorni scorsi 11 cittadini, tra cui 7 ragazzi. Secondo l’agenzia di stampa Infopal e il centro di informazione Wadi Hilweh, i soldati hanno lanciato lacrimogeni e sparato proiettili di metallo rivestiti di gomma. Leggendo questa notizia ho fatto un balzo nel passato, ricordandomi di Mona (nome di fantasia), che ho conosciuto esattamente un anno fa. Mi sono chiesta: “Chissà che fine avrà fatto?
________________________________
INDIA. Mumbai. 2010. Forshe taxi driver along Marine Drive (Nanzeen).
Contact email:
New York : [email protected]
Paris : [email protected]
London : [email protected]
Tokyo : [email protected]
Contact phones:
New York : +1 212 929 6000
Paris: + 33 1 53 42 50 00
London: + 44 20 7490 1771
Tokyo: + 81 3 3219 0771
Image URL:
http://www.magnumphotos.com/Archive/C.aspx?VP3=ViewBox_VPage&IID=2K7O3RTCDAOM&CT=Image&IT=ZoomImage01_VForm
Quando l’ho incontrata al Bustan Center di Silwan, Mona piangeva. “Ho tre bambini – mi dice con gli occhi colmi di lacrime – e tra 21 giorni ci butteranno giù la nostra casa. Dove andremo a finire?“.
Nonostante il suo sguardo sia perso nel vuoto, la forza di questa donna disperata mi annienta. E’ seduta accanto alle altre donne del quartiere, che si ritrovano ogni giovedì al Bustan Center, un luogo d’incontro. E’ qui che si sfogano e trovano un po’ di pace: si abbracciano, piangono, parlano e si consolano. C’è chi si offre di ospitarla insieme ai figli e chi le dice che Dio provvederà.
Per Mona questo non è uno dei tanti giovedì della settimana, ma probabilmente uno degli ultimi. Vede le ruspe israeliane avvicinarsi, vede la sua casa crollare e vede i suoi sogni svanire nel nulla. Ad interrompere i suoi incubi ad occhi aperti e a regalare un po’ di spensieratezza in questo spazio colmo di inquietudine è una bambina vestita di rosa che indossa un cappello. E’ seduta intorno ad un grande tavolo, che le donne hanno imbastito con cibo e acqua. La bimba beve una bibita, mi guarda e sorride.
Di fronte al mio sconcerto Jawad Siyam, Direttore del centro d’informazione Wadi Hilweh mi spiega la situazione a Silwan. “Gli abitanti di questo quartiere sono circa 55.000. Hanno una residenza temporanea, pagano puntuali le tasse, ma, a differenza dei loro vicini israeliani, non hanno in cambio nessun servizio” dice senza esitare. “Qui non esiste una legge che regoli la proprietà. Gli israeliani costruiscono sui nostri terreni dicendo che non appartengono a nessuno”.
I piani edilizi del Comune di Gerusalemme, che mirano a demolire case palestinesi per far posto ad un parco archeologico a cielo aperto sul luogo dove, secondo la tradizione biblica, Re David avrebbe scritto i salmi, sono ormai da tempo oggetto di contestazione, con episodi di violenza sempre più frequenti.
“A me non interessa ciò che è scritto nella Bibbia o nel Corano” mi dice Jawad Siyam. “Io sono qui, vivo qui ed esisto in questo momento!” conclude.
Insieme a Sheikh Jarrah, Silwan è dunque una delle aree più instabili di Gerusalemme est, occupata e annessa da Israele durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967 (un’azione che non è stata mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale).
Sono passati 12 mesi da quell’incontro e continuo a domandarmi: chissà che fine avrà fatto la casa di Mona? Magari è già stata rimpiazzata da un negozio o da un centro di accoglienza turistico oppure da una galleria d’arte!
4 Comments