Non c’è onore fra i ladri. Quando il mondo ha scoperto che la National Security Agency (NSA) aveva messo sotto controllo il cellulare della cancelliera tedesca Angela Merkel, il comportamento degli americani è stato criticato e considerato indegno di una nazione amica. Oggi, sono i funzionari dei servizi segreti degli Stati Uniti che insorgono – in tutta discrezione e solo dietro le porte chiuse del Campidoglio – contro le operazioni di spionaggio degli “amici” di Israele.
Secondo diversi rapporti confidenziali relativi ad un disegno di legge volto a facilitare le condizioni per la concessione di visti ai cittadini israeliani in entrata negli Stati Uniti, le manovre israeliane per rubare i segreti degli Stati Uniti con il pretesto di missioni commerciali e contratti tecnologici di difesa “hanno oltrepassato la linea“.
Lo spionaggio israeliano e statunitense sarebbe senza uguali, hanno dichiarato gli specialisti di contro-spionaggio al Comitato Giudiziario della Camera dei Rappresentanti e della Commissione per gli Affari Esteri. Queste attività vanno ben oltre quelle di altri stretti alleati come Germania, Francia, Regno Unito o Giappone. Nel mese di gennaio, un membro del personale del Congresso ha definito uno dei rapporti “électrochoc alarmant et même terrifiant “.
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