“Non gettare la pietra nel pozzo dopo averci bevuto – “Maa termi hajar fi-il bir Elli shrebt mennu” (ما ترمي حجر في البئر اللي شربت منّو) è una frase che la mia futura suocera pronuncia molto spesso. Che donna straordinaria, con il suo rosario in mano, l’hijab a righe bianco-nere, e senza un filo di trucco. Non ne ha proprio bisogno: la sua bellezza nobile, l’incarnato chiaro tipico di molte donne che vengono dal Tigri e dall’Eufrate, parla da sola, nonostante sul suo volto ci siano tutti i segni della guerra. La mia cara suocera sa come prendere per il verso buono il figlio. Devo ancora imparare molto da lei.
Queste donne arabe sanno come si tiene a bada un marito. Noi, con la nostra (benedetta) rivoluzione femminista ce lo siamo dimenticato. Ma esistono certi sottintesi, certe cose tra il detto e il non detto per le quali la guardo come si guarda la Madonna. E mi dico: “Beh, geniale, dovrei farlo anch’io”.
Per esempio: lui torna stanco dal lavoro, è intrattabile e si lamenta per il cibo che trova in tavola. Però mangia. Mia suocera sopporta stoicamente questa sceneggiata. Alla fine del pranzo compare il tè. Lui se ne sta lì sul divano e si pasce del telegiornale di Al Arabja, davanti la tazza fumante. Poi ruggisce: “Ma questo non è il mio solito tè verde!” La suocera, intuendo il pericolo, affaccia la testa dalla cucina e, serafica, gli dice: “Maa termi hajar fi-il bir Elli shrebt mennu“. Corrispondente italiano: “Non sputare nel piatto dove hai mangiato”. Mai proverbio fu più veritiero, soprattutto quando i piatti altrui sono quelli che ti hanno preparato le donne di casa.