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Dopo le riflessioni dello psicoanalista Danilo Moncada Zarbo di Monforte, ecco cosa pensa l’avvocata Lidia Lo Giudice, secondo cui le ragioni della nostra crescente litigiosità stanno sempre nelle difficoltà economiche e, a volte, persino in alcune nostre conquiste di civiltà.
ROMA – Litigiosi, lo siamo da sempre. Polemici, sovente senza nemmeno ascoltare le ragioni dell’altro. Suscettibili come di norma i frustrati. Aggressivi non tanto per nuocere realmente quanto per dimostrare di esistere: lo status di cittadini di una repubblica moderna e democratica ha tacitato ma nient’affatto cancellato l’antica ridicolissima vergogna del “lei-non-sa-chi-sono-io”.
Due film famosi: “Un giorno in pretura”, 1954, con Alberto Sordi, e “Il sorpasso”, 1962 con Vittorio Gassman anticiparono un fenomeno che, al pari di tanti altri, nel tempo era destinato a generalizzarsi.
Perché? Hanno risposto – con opinioni radicalmente diverse – lo psicoanalista Danilo Moncada Zarbo di Monforte , intellettuale europeo ben attento al sociale, che vive tra Roma e Barcellona, e la avvocata Lidia Lo Giudice la cui professione, a Milano, di quotidianità si nutre.
MILANO – Un’osservazione che specialmente negli ultimi anni si sente ripetere è che del (presunto) peggioramento della sicurezza collettiva la responsabilità maggiore risalirebbe alla Rete (A pensarci bene, niente di sostanzialmente nuovo: ieri, era della televisione, l’altro ieri dei giornali etc etc).
Avvocata Lidia Lo Giudice, davvero la rete influenza sulla quantità e qualità dei reati? Internet ha sconvolto il modo e ce lo ha messo a disposizione il mondo, nel bene e nel male. Truffe, hacker che rubano dati e li inseriscono nel dark web dove i crimini non conoscono limite, cyber bullismo, foto intime pubblicate per vendetta, traffici di droga e di ogni altro genere nessuno escluso. Le droghe leggere non esistono più, sono sempre potenziate da additivi chimici, la canna di 40 anni fa era tutt’altro, lo spaccio nel parco è ormai solo per tossicodipendenti tipo anni ’80.
MILANO – Come è cambiato il mondo dell’illegalità in Italia, negli ultimi anni? Ci sono ragioni di speranza o cupezza o più verosimilmente di tutti e due?
Lo abbiamo chiesto a un’ avvocata che da molti anni ormai sta seguendo l’evoluzione della criminalità, (soprattutto in campo civilistico), praticamente dal 1989, quando, fresca laureata, si trovò a dover prendere in mano lo studio del padre, avvocato Lo Giudice, colto da un imprevedibile malore. “Mi gettai nella mischia, forse anche con un po’ di incoscienza, ma non c’era alternativa”, ricorda questa bella signora dell’alta borghesia milanese, che lavora 12 ore al giorno; ha un figlio musicista un ex marito imprenditore e una madre che è una forza della natura. Per i processi penali, Lidia collabora abitualmente con la collega Roberta Ligotti.