Il professore pakistano innamorato dell’Italia che vola a Istanbul per mangiare la pizza

Prof. pakistano ghani ur rahman ornella
Ghani-ur Rahman

ISLAMABAD – Lo hai conosciuto mezz’ora fa e già state chiacchierando come vecchi amici. Ghani-ur Rahman è l’ennesima conferma che più una persona è davvero ad alto livello (umanamente, oltre che dal punto di vista professionale) più rimane cordiale, disponibile, alla mano.
Da 18 anni insegna Cultura Buddista del Gandhara all’Università Quaid-i-Azam, in Pakistan, è autore di pubblicazioni fondamentali riguardanti specialmente i significati religiosi e sociali dell’iconografia Buddhista del Gandhara, dirige il Taxila Institute of Asian Civilizations e altri prestigiosi centri archeologici. E parla italiano benissimo

“A fine anni ’90 stavo facendo il mio master a Karachi – ricorda – quando il Consolato italiano propose un corso di lingua e letteratura italiana nella locale università: cominciai così a conoscere la vostra lingua, eravamo davvero molto pochi. Nel 2001 lo stesso Consolato realizzò un Centro di Lingua e Cultura italiana; fui il primo coordinatore; dopo qualche mese lessi di tre borse di studio messe a disposizione dal Governo italiano, e decisi di lavorare al mio sogno: l’Italia. Ne vinsi una e partii per Venezia, ospite del Centro di Lingua e Cultura Italiana. A Venezia trascorsi cinque anni, conseguii il dottorato, imparai la vostra lingua”.

Nel 2007 rientrò in Pakistan, cominciando a insegnare alla Quaid-i-Azam, caratterizzata dalla sua apertura internazionale – collaborazioni e scambi con atenei e istituti di ricerca in Europa, Cina, Giappone, Stati Uniti; organizzazione di conferenze e seminari; numerosi studenti stranieri, corsi di studio in inglese.

Lei ha più allievi maschi o femmine?
“Femmine. Ritengo molto importante insegnare il concetto e la pratica di interfaith harmony a tutti i miei allievi; finora hanno dimostrato di trovarsi molto bene con me. Penso di avere inciso positivamente sul loro modo di pensare, di avere contribuito a farli diventare più tolleranti verso le altre religioni. Li invito sempre a viaggiare, uscire dai confini, respirare atmosfere diverse; cerco di incentivare i progetti con l’Unione Europea, ovviamente privilegiando l’Italia”.

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Ph. Nik Owens – Unsplash

Perché questo amore per l’Italia?
“Che lingua dolce. Sono stato in una ventina di Paesi, ma in nessun altro mi sono tanto appassionato alla lingua, e anche alla popolazione. Mi piacciono così tanto lo humour italiano, i film italiani, la cucina mediterranea specialmente italiana. Soprattutto la pizza, mi piace da morire. Ah quanto mi manca l’Italia!”.

È vero che ogni tanto va a Istanbul a mangiare la pizza?
“Non sono così ricco da permettermelo…. In realtà ogni anno vado in Uzbekistan, a Samarcanda, come rappresentante del Pakistan presso il Consiglio Accademico dell’Istituto Internazionale per gli Studi dell’Asia Centrale. Per arrivarci, da Islamabad, occorrerebbe un’ora di aereo, ma non ci sono voli diretti: devo viaggiare con Turkish Airlines o Chinese o qualche altra. La compagnia turca mi prende quasi dieci ore di tempo, ma io non insisto mai per trovare un volo più breve: anzi, questo mi va benissimo perché all’aeroporto di Istanbul c’è un ristorante italiano dove posso finalmente mangiare la pizza.

Ha contagiato moglie e figlie, con il suo amore per l’Italia?
Certamente. Mia moglie è venuta tre volte nel vostro Paese. La prima, quando ancora non avevamo figli, ha imparato a cucinare la pasta, ogni tanto mangiamo le penne, oppure gli spaghetti. Yusra ha 15 anni, Urma 13, Yumna 8: non hanno ancora deciso che lavoro faranno, però il sogno più diffuso tra le ragazzine pakistane di  oggi è diventare medico. Se questa sarà la loro scelta, stiamo pensando di mandarle a studiare fuori.

Qualche tratto comune, tra l’Italia e il Pakistan?
L’importanza dei legami famigliari, il carattere amichevole e ospitale della gente.

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