DoveStiamoAndando? Ad affrontare il dolore

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Ph. Ilya Ignatiev – Unsplash

ROMA – Il dolore, esperienza universale e affascinante enigma per scienziati e filosofi, accompagna l’umanità dall’antichità mediterranea a oggi. Se un tempo veniva interpretato attraverso riti e credenze, oggi la ricerca esplora nuove terapie e tecnologie. Ma se da un lato la scienza avanza, dall’altro il nostro mondo resta segnato da guerre, malattie e sofferenza, continuando a cercare sollievo. Siamo di fronte a un’esperienza complessa, multidimensionale, che coinvolge il corpo, la mente, l’emotività.

Studi e ricerche su possibili terapie si intensificano, incentivati anche dagli enormi profitti che gli antidolorifici possono fornire alle case farmaceutiche.

Professore, è vero che il dolore fa diventare più buoni?
“No. Semmai, si diventa più buoni quando il dolore passa; il dolore rende la vita pessima, da sempre cerchiamo tutti di liberarcene”, risponde Sandro Mandolesi, chirurgo vascolare (docente a La Sapienza) per scelta professionale e ricercatore scientifico per indole, forma mentis, larghezza di orizzonti.

Qualche cenno storico su studi e ricerche in Europa?
Nelle società primitive, i rimedi generalmente legati a magia e rito, combinavano pratiche empiriche (impacchi, massaggi, erbe) con potere simbolico. La prima descrizione del dolore comparve in Omero (Vlll secolo a. C., Iliade e Odissea). Tra il IV e il III secolo a. C., Ippocrate suggerì per primo che a causare la malattia e la sofferenza fossero circostanze umane e non interventi divini.

Considerata la più nobile delle facoltà umane, nella Grecia classica la ragione è chiamata a dare significato e forma a tutte le manifestazioni della nostra esistenza, dunque anche al dolore, che viene percepito non più quale conseguenza di colpe, bensì come momento connaturato alla nostra stessa vita e, potenzialmente, opportunità di crescita.

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Sandro Mandolesi

Nelle tre religioni monoteiste?
Fra gli Ebrei, il dolore è spesso vissuto come un test di fede, o un modo per purificarsi. Secondo alcuni, può avere uno scopo divino o educativo. Liturgia e pratiche come il “Kaddish“, testimoniamo l’importanza di affrontare e onorare il lutto.

I Cristiani pensano che il dolore sia conseguenza del peccato originale, sia parte della vita umana e anche un’opportunità per avvicinarsi a Dio. La Croce testimonia redenzione e speranza.

Per l’Islam, le pene sono prove da affrontare nella vita terrena; possano purificare l’anima e portare a ricompense nell’aldilà. Preghiere e suppliche possono confortare e a volte persino guarire. La pazienza è dote specialmente apprezzata.

Nel II secolo d. C., Galeno – geniale medico/ filosofo greco vissuto anche a Roma, vicino a molte teorie di Aristotele (tra cui i principi della logica e del sillogismo), considerato precursore dell’epistemologia – intuì e anticipò il graduale processo di laicizzazione che dal IX secolo prese a concepire malattia e dolore come effetti di cause naturali e non più di interventi divini, evoluzione per cui fu determinante l’apporto della Scuola Salernitana.

Nel frattempo i monaci preparavano pozioni terapeutiche con erbe medicinali coltivate da loro stessi e le vendevano nelle botteghe dei monasteri, divenendo così, poco a poco, antesignani della futura industria farmaceutica

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Ph. Zygimantas Dukauskas – Unsplash

Fino all’anno 1000, tuttavia, l’opinione che il dolore fosse in qualche modo collegato a un intervento divino fu ancora variamente condivis.

Nel 1025, Avicenna, medico e filosofo musulmano considerato precursore dell’algologia moderna, nel suo Canone della Medicina, ipotizzò per primo che la vera causa fosse il cambiamento delle condizioni fisiche dell’organo coinvolto (al di là della presenza o meno di un danno), teorizzò il dolore come sensazione indipendente dal tatto o dalla temperatura; estese a 15 i tipi di dolore che erano 4 nella precedente classificazione di Galeno, utilizzando una terminologia molto simile a quella del McGill Pain Questionnaire, tuttora fra i test più utilizzati.

Per arrivare a una gestione del dolore non più rudimentale, occorre però arrivare al XIX secolo, quando etere e cloroformio permisero di eseguire interventi chirurgici in anestesia.

E siamo al nostro mondo incupito da guerre, malattie, torture su esseri umani e su animali.

L’approccio più recente (favorito dallo sviluppo delle neuroscienze) prevede una combinazione di terapie farmacologiche, interventi psicologici e approcci fisici Le tecnologie moderne sono fondamentali anche per proporre soluzioni non invasive come fisioterapia, osteopatia, agopuntura, meditazione, yoga, mindfulness e altre.

Tra le tecniche non invasive emergenti, molto interessante il MAM® (Modulatore Acustico Muscolare), un dispositivo particolarmente efficace per trattare dolori acuti o cronici di varia origine, nonché cefalee, vertigini, insufficienza venosa, ecc. Una speciale vibrazione acustica modulata in potenza e frequenza, dotato di una sonda, viene posizionato sulle aree dolorose del corpo, e il fascio d’onde emesso attraversa i tessuti, sbloccando le contratture muscolari e portando alla riduzione o scomparsa del dolore in pochi secondi.

Via via proposti nel tempo, alcuni rimedi risentono in qualche modo della loro origine mediterranea: ad esempio la famosa dieta che riduce il rischio di ictus e di infarto, nonché tutta una serie di erbe e piante officinali, come artiglio del diavolo e curcuma, dotate di proprietà antinfiammatorie analgesiche, zenzero contro il dolore muscolare e articolare, olio di oliva per i massaggi (già utilizzato nella Grecia classica per ungere il corpo degli atleti prima delle gare).

Leggi anche la seconda puntata: DoveStiamoAndando? Alla ricerca di conforto

 

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