DoveStiamoAndando? Alla ricerca di conforto

Ben white dolore conforto unsplash 1240
Ph. Ben White – Unsplash

ROMA – Il più delle volte conseguente a eventi traumatici, il dolore psichico può manifestarsi in diversi modi (depressione, ansia, stress, ecc.) e influenzare significativamente la qualità della vita quotidiana, con ripercussioni profonde sulla salute mentale e fisica.

Al di là del ricorso a una specifica terapia psicologica, quali consigli per alleviare il dolore, cercare di gestirlo?
“Chi abbia già avuto esperienza del dolore psichico in qualche modo organizza una risposta funzionale, nel senso di mobilitare risorse e strumenti per ristabilire un equilibrio”, risponde Danilo Moncada Zarbo di Monforte, psicoanalista e sessuologo attivo fra Roma e Barcellona. “Molti, invece, tendono a isolarsi, chiudersi, disapprovarsi, il che può avviare un processo depressivo (a volte dissociativo).
Fin da bambini dovremmo perciò imparare ad esprimere il dolore vigilando però affinché nel tempo non si cronicizzi in angoscia; gli adulti dovrebbero insegnare ai più giovani come elaborare la frustrazione davanti a un trauma (che sia una delusione o una malattia o una critica negativa o altro).

Un lutto, la perdita del lavoro, un trauma fisico, il corpo che cambia, una malattia fisica hanno necessità di un linguaggio che spieghi e che non inganni. Secondo lo psicoanalista e filosofo Jacques le parole capaci di portare giovamento sono quelle “vere”, che partecipano con empatia all’emozione e aiutano a discernere.

Dunque il vecchio rimedio di cercare conforto in persone amiche e solidali, è rimasto per qualche verso valido. Da sempre lo praticano le genti del Mediterraneo, dove la dimensione della vita è tradizionalmente comunitaria, e tutti insieme si soffre, si ama, si gioisce, si mangia e si piange. Fra gli altri consigli tradizionali ci sono l’esercizio fisico, una regolare routine per il sonno, l’uso di rilassarsi con yoga, meditazione, tisane, l’attenzione alla dieta (e qui è inevitabile il richiamo alla dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, pesce, olio d’oliva e cereali integrali, tradizionalmente associata a benefici sull’umore).
Se il dolore psichico è intenso o persiste, occorre invece cercare supporto professionale”.

Helena lopes conforto unsplash 1240
Ph. Helena Lopes – Unsplash

Esiste un rapporto tra il dolore psichico e le norme, tradizioni, convinzioni di una determinata comunità?
Certamente. In alcuni contesti animisti, ad esempio, si credeva che il dolore fosse dovuto a spiriti maligni, a forze occulte penetrate nel corpo, o persino a punizioni divine. Proposti da uno stregone (o da uno sciamano), determinati dispositivi culturali, simbologie e riti promettevano di allontanare i demoni responsabili o di ingraziarseli (sovente con il digiuno, l’automutilazione o altri mezzi che alteravano lo stato normale di coscienza).
Norme, tradizioni e convinzioni riflettono paure e desideri e possono influenzare la salute mentale. Ciò che è (o era) accettabile o desiderabile in una determinata epoca e località, può essere visto in modo profondamente diverso in un’altra. Qualsiasi terapia deve perciò considerare con molta attenzione il contesto nel quale il paziente vive.

La risposta della collettività sarà solidale solamente se il dolore rientra nei canoni sociali, morali, tradizionali in auge in quell’epoca. Può succedere, ad esempio, che la sofferenza per la perdita di un animale domestico sia considerata inadeguata”.

Negli ultimi decenni, la ricerca neuroscientifica ha rivelato che il dolore psichico ha basi anche biologiche.
I rapporti fra sofferenze psichiche e fisiche sono complessi e interconnessi, influenzati sia da conoscenze obiettive sia da parametri socio-culturali. Stress, emozioni e stati d’animo possono influenzare il dolore fisico. Il passaggio da questo a quello psichico è molto frequente, ed è stato osservato già da Freud nel 1925. Un dolore fisico per non cronicizzarne uno psichico non può superare i sei mesi, ma è vero anche l’inverso.
Sovente, il dolore taciuto e represso si esprime attraverso somatizzazioni che, in definitiva, sono un modo per esternalizzare una sofferenza altrimenti non raccontabile. Alcune donne abusate, ad esempio, sviluppano una “rosacea”, malattia della pelle che racconta un dolore non espresso a parole e che in qualche modo è vissuto anche come una difesa (un corpo sofferente, infatti, inibisce il desiderio, e con ciò stesso difende dalle violenze).

C’è chi ha paura della sofferenza e chi invece pare crogiolarcisi
Alcuni soffrono alla sola idea di poter soffrire; si chiama algofobia – ovvero idee talmente angoscianti da arrivare ad estreme conseguenze. Altri invece soffrono di algofilia, che consiste nella ricerca di dolore, sindrome non di rado associata all’algolagnia (una condizione che, come nel sadomasochismo, è accompagnata da eccitazione sessuale). Il cinema ha raccontato efficacemente questo rapporto, ad esempio in “Storie di ordinaria follia” o “Velluto blu”.

Leggi la puntata precedente: DoveStiamoAndando? Ad affrontare il dolore

 

Share this article

About the author

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

You may also like

Read in your language

Listen to our podcast

Reserved area

Write For Us

Job and Future

Not Only Med

Receive our news

Search

Previous months

Archives
Edit Template

Partnership

All rights reserved © Focusméditerranée | registered at the Court of Milan, Italy (n.182 on 31/3/2011) | Privacy policy