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NAPOLI – Dal sesto secolo a. C. in poi, a partire dall’Asia, il buddhismo è andato proponendosi in tutti i continenti, via via acquisendo diversa rilevanza nei vari Paesi. In Cambogia, ad esempio, oggi l’80% degli abitanti è buddista; in Europa, il culto fiorisce specialmente in Germania, Francia e Regno Unito; negli Stati Uniti a Los Angeles, San Francisco, Seattle, New York; in Australia, il buddhismo è la quarta religione più praticata. Complessivamente, i seguaci sono almeno 500/600 milioni. Nel Mediterraneo, il buddhismo ha acquisito una presenza significativa grazie agli immigrati asiatici e ai centri di pratica fondati soprattutto in Paesi come Italia, Grecia e Spagna. In Italia, secondo l’ultimo rapporto realizzato da CESNUR (2022), i praticanti di tradizione buddhista sono 342mila, con un importante centro a Pomaia (Pisa), sede dell’Istituto Lama Tzong Khapa, uno dei principali luoghi di insegnamento buddhista tibetano in Europa. La Spagna ospita diversi centri di tradizione zen e tibetana, soprattutto in Catalogna e nella zona di Madrid. In Grecia, ad Atene, il buddhismo si sta, invece, diffondendo tra i giovani grazie al crescente interesse per la meditazione e la filosofia orientale.
Sono buddisti anche non pochi protagonisti del mondo della cultura e dello spettacolo, specificamente della musica. Tina Turner ad esempio, racconta che la conversione, negli anni ’70, ha trasformato la sua vita dandole forza nei momenti difficili. Leonard Cohen ha trascorso alcuni anni in un monastero in California. Il famoso pianista jazz Herbie Hancock ha spesso ricordato quanto il buddhismo abbia influenzato la propria creatività. Richard Gere è buddista da tempo, celebre il suo sostegno alla causa tibetana. David Bowie, pur non identificandosi mai completamente come buddista, per tutta la vita ha mantenuto una forte connessione con la spiritualità orientale.
Quali, le ragioni del costante aumento dei consensi? E, innanzitutto: il buddhismo è una religione una filosofia?
“È un pensiero filosofico ateistico che però non esclude la presenza di divinità, ed è la prima forma di pensiero “religioso” che chiede all’essere umano una scelta di carattere etico, risponde Anna Filigenzi. Professore ordinario all’Università Orientale di Napoli, Dipartimento di Archeologia, Arte e Storia dell’Asia dell’Arte dell’India centrale e meridionale (materia di cui è uno degli studiosi massimi a livello internazionale), disponibile e collaborativa come lo sono sovente le persone che eccellono, Filigenzi è anche vicepresidente dell’Associazione internazionale di studi sul Mediterraneo e l’Oriente (ISMEO); dal 2004 dirige la Missione archeologica italiana in Afghanistan“.
Elegante, sottile, gli occhi attenti sembrano intuire le tue risposte prima ancora che tu cominci a parlare. “Da un lato – spiega – ci sono i Bodhisattva (in sanscrito) che rinunciano temporaneamente al Nirvana per dedicarsi ad aiutare tutti gli esseri umani e che, pur nelle diverse identità e funzioni, sono accomunati dalla compassione illimitata verso tutti gli esseri. Dall’altro lato c’è la regola dell’ottuplice sentiero (Retta Comprensione, Retto Pensiero, Retta Parola, Retta Azione, Retta Condotta di Vita, Retto Sforzo, Retta Consapevolezza e Retta Concentrazione) da seguire attivamente, concretamente, per proseguire nel cammino verso la liberazione dal contingente. La preghiera è strumento etico e pragmatico, e la meditazione è necessaria per abituarti a isolare la mente dal mondo sensibile, concentrarsi su di sé. Al termine del percorso, potrai finalmente superare la mente condizionata e scoprire la verità della tua propria vita, del tuo “sé”: quel “sé” illuminato padrone della conoscenza suprema ti farà allora sentire parte dell’universo. In questo modo ti libererai dalla paura della morte e dal ciclo delle reincarnazioni, per riuscire a raggiungere il Nirvana, stato di pace assoluta nel quale si compongono e si spengono passioni, sofferenze, desideri”.
All’illuminazione possono arrivare gli esseri umani tutti, non importa la casta né il genere, contano solamente la purezza e la forza delle tue intuizioni e volontà. Il buddhismo rifiuta le gerarchie di casta e di genere?
“Buddha, principe Siddhartha Gautama della casta dei kshatriya, nato in una zona di confine tra l’India e l’attuale Nepal in seno alla casta degli kshatriya (aristocrazia militare), predicava l’uguaglianza spirituale di tutti gli esseri umani, nel senso sopra ricordato; lui stesso era un uomo in mezzo agli altri uomini. Il genere, in ogni caso, continua a contare e, anche se il buddhismo accoglie comunità monastiche femminili, nella gerarchia delle rinascite quella in seno al genere maschile resta superiore. Nella realtà, dunque, gerarchie sociali e di genere continuano da sempre a esistere ovunque, con gradazioni diverse, il più delle volte legate soprattutto alla cultura e alla storia dei singoli Paesi”.