Illustrazione generata da AI
ROMA – Dalla professione veterinaria all’industria del settore (parecchi miliardi di euro il volume di affari annuo complessivo, con adeguato indotto) fino ai nuovi lavori emergenti e alle legislazioni che puniscono, anzi tendono a prevenire gli abusi, tutto il nostro rapporto con gli animali è in continua evoluzione, di norma positiva (soprattutto in Canada e negli Stati Uniti, anche la Comunità Europea ha in proposito emanato provvedimenti significativi).
→ Leggi anche la prima puntata
Alla base, la crescente consapevolezza che gli animali siano in grado di provare gioia, dolore, fame, sete, freddo, caldo. “Per esempio, gli zoo vanno scomparendo, sostituiti da nuove strutture come il Bioparco di Roma: in linea ideale non si potrebbero definire il meglio, ma nei fatti lo sono, tant’è vero che alcuni animali in cattività hanno anche procreato”, ricorda il dottor Sergio Schiavoni, del quale non si dovrebbe dire che ‘fa’ il veterinario, ma piuttosto che ‘è’ veterinario, viste le doti naturali di pazienza ed empatia. “Molti Paesi hanno proibito l’utilizzo degli animali nei circhi, in realtà gli esemplari che si esibiscono stanno meno peggio di quelli che vivono chiusi in gabbia e sono destinati a impazzire, a morire di depressione e di stress”. Medesime considerazioni etiche e ambientali hanno imposto, negli allevamenti intensivi (così come nei mezzi di trasporto), il rispetto minimo di misure di spazio, illuminazione, ventilazione, ecc.
In parallelo, l’aumento costante delle domande di cibi di buona qualità e di alimenti specifici, la messa a punto di nuovi farmaci, vitamine, vaccini e, aggiunge la veterinaria Flavia Pedrocchi, “anche di quelle medicine che io definisco integrative, perché collaborano alla guarigione insieme con i farmaci tradizionali, allopatici. Ad esempio la fitoterapia, l’ozonoterapia, l’agopuntura, la medicina tradizionale cinese e la medicina ayurvedica, oltre alla (tanto discussa) omeopatia”.
Conferma importante di questa progressiva conquista di civiltà è il diradarsi (purtroppo non ancora scomparsa, perché alcuni psicopatici in giro rimangono) di alcune superstizioni, prima fra tutte quella che riguarda i magnifici gatti neri. Dal XII al XVI secolo, in Europa, tempi bui di ignoranza e paura li bruciarono vivi insieme con le cosiddette “streghe” (si trattava per lo più di donne che osavano sorridere, magari porre domande o addirittura verificare le risposte). Nell’antico Egitto, poco più poco meno dal 3000 al 300 a. C., i gatti erano invece venerati come divinità; fra loro spiccava Bastet, gatta nera che era dea della fertilità e della felicità.
Per Ilaria Vittori, gli animali sono da sempre compagni di vita, prima in Umbria nella casa di famiglia, poi a Roma, giusto per guadagnare un po’ di soldi quando studiava. Dopo qualche anno di esperienze lavorative non delle più soddisfacenti, accudirli è praticamente diventato il suo lavoro.

“All’inizio pensavo fosse una soluzione transitoria, poi mi sono accorta che le richieste aumentavano, i guadagni pure, e che, principalmente, tutto era infinitamente più gradevole che un lavoro in ufficio. Tra l’altro, questo mestiere dà anche la possibilità di conoscere persone interessanti, scrittori, registi, direttori di musei, magistrati … Ho anche clienti che guadagnano decisamente di meno, ma si preoccupano del benessere delle loro bestiole soprattutto durante le uniche due settimane di ferie in agosto. Nelle case dove vado ad accudire gatti, in genere faccio un paio di visite al giorno: dò loro il cibo, cambio la sabbia nella lettiera, li coccolo un pochino; con i cani è diverso, faccio passeggiate, in assenza dei loro umani, provvedo anche a ospitarli”. I pet sitter sono in aumento nelle città d’Europa, degli Stati Uniti, del Canada, in Australia, a Sydney e Melbourne; alcuni stanno in questo periodo comparendo anche a Tokyo e nelle capitali dell’America Latina.