Anche quest’anno ho mangiato il mio spicchio di mela con un po’ di miele e poi, ai miei genitori per primi, ho detto: “Shana Tova!” E’ questo l’augurio che il 28 settembre scorso ci siamo scambiati e si sono scambiati tutti gli ebrei del mondo in occasione della vigilia del Capodanno ebraico, o meglio Rosh haShana. A partire da questa data sono iniziate le due settimane di celebrazioni che si concluderanno il prossimo 21 ottobre con Simchat Torah.
Rosh haShana è la prima festa dell’anno che riunisce tante famiglie ebree come la mia intorno ad un tavolo ricco di piatti tradizionali. Di solito recitiamo insieme le preghiere e poi mangiamo uno spicchio di mela con un po’ di miele: è il nostro modo di augurarci un anno buono e dolce. A tavola non manca mai un melograno, simbolo di speranza, quella che il popolo di Israele possa essere tanto numeroso quanto i semi di questo frutto. Alcuni di noi, in segno di prosperità, piantano dei semi di grano, con la speranza che germoglino presto.
Già di primo mattino di Rosh haShana ci rechiamo verso la Sinagoga, dove la melodia dello shofar, un corno di montone usato durante alcune funzioni religiose, si mescola alle nostre preghiere. Viene suonato 101 volte, ciascuna a significare la sovranità di Dio sugli uomini.
Questa, però, non è soltanto una giornata di festa, ma anche, come viene sottolineato nella Torah, “Il giorno del Giudizio”, in cui Dio giudica l’uomo per le azioni commesse durante l’anno.
La decisione finale viene presa dopo i Aséret Yemei Teshuva, i dieci giorni del Pentimento che si concludono con Yom Kippur, il giorno dell’Espiazione. Il significato è chiaro: ciascuno di noi, cambiando il peso delle proprie azioni, può cambiare il mondo. In questo periodo dell’anno recitiamo la preghiera di penitenza e pratichiamo il digiuno, fulcro dell’osservanza storica dello Yom Kippur: 25 ore senza bere, mangiare o svolgere qualsiasi attività al di fuori della preghiera.
Neilà (chiusura delle porte) è quella conclusiva, quella che mi emoziona di più. La recitiamo in piedi tutti insieme, l’intera comunità in un unico coro. La parte che più mi commuove è quando il popolo di Israele si pente di fronte a Dio e dice: “Tu stendi una mano ai trasgressori, la Tua destra è protesa a ricevere i penitenti; Tu ci hai insegnato o Signore Dio nostro, a confessare davanti a Te tutti i nostri peccati, affinché noi cessiamo di fare violenza con le nostre mani, in modo che Tu possa riceverci alla Tua presenza in assoluto pentimento”.
La festa si conclude con la benedizione Berachà Coanim, poi suona ancora lo shofar e Yom Kippur è ufficialmente finito. E per me, la mia famiglia e per tutti gli ebrei ha inizio un nuovo anno senza peccati! Noi della redazione di Independnews auguriamo Shana Tova a tutti gli ebrei nel mondo!