Aziza, nuova serie. Lo scandalo della preghiera

Il Diario di AzizaC’è una cosa che fa scandalo, in Occidente. E’ la preghiera. E’ il tempo per la preghiera. E’ l’intenzione della preghiera. La necessità di dire: Dio esiste, ho bisogno di sentirlo, di crederci, di invocarlo, di sapere che è con me.

Se ci pensate bene, nella nostra società, tutto gira intorno a tre cose: il lavoro, il profitto, il consumo. Che, tradotto, significa: conta solo sulle tue forze, vai avanti duramente perché ti devi aiutare da solo e compra e consuma perché è il modo migliore per essere felice e anche per acquistare più potere di elevazione sociale.

Si dà il caso, però, che quando tutto questo ci viene a mancare, il castello crolla. Siamo esseri umani, siamo fragili. Nessuno può contare solo sulle sue forze. Abbiamo bisogno di aiuto. Abbiamo bisogno degli altri. Di amare, essere amati, ma non in modo soltanto edonistico. Ne abbiamo bisogno in modo concreto e davvero altruistico, impegnato.

Così accade che molti entrino in depressione, non sentano alcuna gioia per la vita. Soffrano, quando, in realtà, nonostante i problemi, non manca loro nulla. Succede anche quando hanno una casa, un conto in banca, un lavoro, un amore, la salute e magari entrano in crisi quando una di queste cose non c’è più, anche una sola.

Vi siete chiesti perché certe popolazioni subiscano guerre, distruzioni, morte, e non conoscano questi problemi? Eppure non hanno solo un quarto di quello che abbiamo noi. Ve lo spiego, per quel che mi è dato comprendere, vivendo qui.
Perché hanno Dio. Perché credono fermamente in Dio. Perché, per loro, ancora, la vita migliore non è quella che stanno vivendo, ma quella che li aspetta dopo la morte. Perché dal mattino presto e per diversi momenti della giornata, si ricordano – se il loro non è un atto meccanico, ma fatto col cuore e con la testa – che non sono dèi in terra, ma che c’è un Dio da qualche parte, che ci scruta e ci conosce. E la cosa bella è che questo, per loro, è davvero il primo pensiero della giornata.

Ecco perché amo l’Islam e amo i Paesi islamici. Hanno tanti difetti, molta corruzione tra le loro élite, una legge durissima che mette a dura prova la pazienza e, a volte, la dignità delle donne, che non hanno la fortuna di potersi proteggere da sole, senza che alcuno le giudichi. Ma c’è una cosa che è davvero grande. Ed è questo tempo che viene dedicato alla preghiera, questo scandirla cinque volte al giorno, pubblicamente e gridarla dai minareti.

Per chi ci crede e per chi sente la necessità di una via spirituale all’esistenza, la voce del muezzin e l’atto della preghiera, prostrati, abbandonati alla grandezza di Dio, è qualcosa che fa bene alla mente e al cuore. Costringe a fermarsi e ad ammettere a se stessi: sì, sono una piccolissima parte dell’universo; per favore, se tu Dio esisti e mi senti, aiutami e rendimi degno della tua considerazione. Perché da solo, su questa terra, tutto è troppo grande e difficile per me.

Share this article

About the author

Leave a comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

You may also like

Read in your language

Listen to our podcast

Reserved area

Write For Us

Job and Future

Not Only Med

Receive our news

Search

Previous months

Archives
Edit Template

Partnership

All rights reserved © Focusméditerranée | registered at the Court of Milan, Italy (n.182 on 31/3/2011) | Privacy policy