Ismì al Aziza. Sì, naam, sono proprio io. Mi chiamo “la cara”. O meglio, mi chiamano “la cara”. Perché, fosse per me, non ci vedrei nulla di caro e speciale nella mia identità.
Ma lui (e i suoi parenti) mi chiamano così. Per cui, piacere, “la cara” per tutti.
Cosa ci faccio qui? Semplice, ho deciso di ergermi al ruolo di Camila Ratznovich delle coppie miste.
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Perché, se siete italiane migranti dentro e viaggianti fuori, dovreste essere preparate al rischio di finire tra le braccia di un uomo arabo. Un maschio forte e romantico come non ce ne sono più. Ma non è facile sopravvivere a un fidanzamento all’islamica.
L’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, con la sua terribile percentuale pari all’85% dei matrimoni finiti davanti al giudice, dà come fallimentare il mio sogno prima ancora che possa prendere il volo.
Ma sapete cosa vi dico? Non c’è nessun legittimo impedimento alla felicità. Da oggi seguite gli alti e bassi della mia speranza multietnica su Independnews.