“In Amore esser desti è il peggiore dei tradimenti”. Questa mi sono ricordata di averla già sentita. Ah, sì, è una poesia di Moulana Rumi, poeta persiano sufi del XIII secolo. Il senso è più o meno questo. Chi ama si sa abbandonare all’amore. Non abbandonarsi all’amore è peccato per l’amore stesso. Bello, bellissimo. Ma, mi chiedo, qual è il senso dell’abbandono all’amore? Esiste una misura diversa, una modalità diversa in questo abbandonarsi? Un limite differente tra uomo e donna?
Siamo a casa di Mehrdad, io e Gloria. Il mio uomo è al bar con Omar. Ed è curioso come, mentre le donne stanno a discutere e consigliarsi su quali siano gli atteggiamenti migliori da intraprendere in situazioni come questa – ovvero quando una donna italiana, convivente di un uomo di fede musulmana scopre che lui ha già una prima moglie nel Paese d’origine – gli uomini facciano lo stesso in altra sede. Tra loro o con un amico italiano che li aiuti ad accorciare le differenze culturali con queste donne un po’ maschili, esclusiviste, più libere e indipendenti delle loro madri e sorelle, almeno quando sono in carriera e sicure di sé soprattutto all’esterno (e non è detto che sia un pregio, questo, soprattutto nella vita di coppia).
Mehrdad ce lo dice chiaro: se poligamia è, ragazze, meglio che le legittime si piacciano, altrimenti è il caos. Sembra di sentire la saggezza della scoperta dell’acqua calda, ma tant’è. “Se lo ami e vuoi assolutamente stare con lui, devi affrontare la situazione”, insiste Mehrdad. Quindi incoraggia Gloria ad andare, vedere, conoscere, immergersi in quel mondo.
Ok, questa è una scelta. Se scegli di amare proprio lui, è una possibilità. Non so se è ragionevole o meno. Del resto, l’amore non ha molto di razionale. Ma guardare in faccia questa realtà non sarà un’esperienza da poco. Per esempio: se le due non si piacciono, che si fa? Prendere o lasciare? E se invece si piacciono quali sono i rapporti che le due devono tenere? Quali i comportamenti? Devono diventare amiche, andare a fare la spesa insieme e fumare il narghilé, oppure sopportarsi cordialmente?
Gloria è assetata di sapere. Fa domande a raffica. La guardo sorpresa: se decidesse di andare non penserei che è matta. Magari le farò compagnia. Del resto, chi sono io per giudicare? Per stabilire come si deve vivere l’amore? Posso essere così sicura da dire quali sono, in amore, i compromessi da adottare e quali no? Forse la sua sete di conoscenza, potenziata dalla passione, sta prendendo il sopravvento sulla paura dell’ignoto. Oddio. Mi sa che Gloria è entrata nell’harem e non ne esce più. Ha già scelto. La prossima settimana si parte.