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Ramadan: è tempo di migrare

“Ho avuto proprio sete oggi”. “Dalle 16 sentivo lo stomaco urlare”. “A un certo punto la testa mi girava: soffro la mancanza delle sigarette più del cibo e dell’acqua, io”. “Ragazzi, guardate che facciamo oltre 14 ore di digiuno in pieno agosto: che Dio ci aiuti a sopportarlo!”. “Mancano ancora nove giorni alla fine del Ramadan, ce l’abbiamo fatta anche quest’anno!”.

Questi sono i commenti di un gruppo d’amici egiziani sulla banchina del giardino del mio quartiere verso le 10 di sera.

Ramadan, il mese sacro dei musulmani, prevede il digiuno durante le ore del giorno. In questo mese, ci si sveglia prima dell’alba per mangiare lo shour, un pasto leggero, che consente di conservare le energie durante tutta la giornata di digiuno; poi, dopo il tramonto del sole, si dà inizio alla prima colazione del Ramadan: el-fetur.

Il menu di el-fetur in una kebab-pizzeria egiziana a Milano costa 8 Euro e comprende qualche dattero e un bicchiere di latte + shorba (zuppa di pasta finissima) + insalata di verdure + un piatto di riso bianco + un piatto di carne e verdure cotte. A questo menu per essere accettabile, oltre alla bottiglia d’acqua fresca, manca una bella fetta d’anguria e il tè alla menta.

Certo, un menu del genere è molto lontano dei grandi banchetti serali di Ramadan nelle famiglie dall’altra parte del Mediterraneo: manca il briq (una friabile sfoglia fritta chiusa, di solito ripiena di uova, prezzemolo, capperi, tonno, frutti di mare, pollo o carne), il tajine (un’omlette con carne, uova, formaggio e verdure). E manca soprattutto la sorpresa dei vicini: durante il Ramadan, un po’ prima d’iniziare a mangiare, i vicini si scambiano le loro novità culinarie (torte, dolci e qualche piatto inventato). Quindi il mese sacro non è solo un periodo di astinenza, ma è anche il tempo dell’anno in cui si consumano pasti particolari e la spesa familiare praticamente raddoppia. I festeggiamenti riuniscono la famiglia e la nazione, poiché quasi tutti si siedono a tavola a mangiare questi piatti tradizionali esattamente nello stesso momento.

Del resto, non a caso il Ramadan per gli immigrati è uno dei momenti in cui si sente di più la mancanza della famiglia. Anche chi ha la fortuna di avere una famiglia qui, rimpiange la terra natia perché non è esattamente lo stesso. Lì c’è tutta un’atmosfera diversa, speciale. Per questo, chi può, tra i migranti, prende sempre le vacanze durante il Ramadan. Un mese che sa di casa.

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