Dove eravamo rimasti? Ah, certo, al capitolo suocera. E a lui che dice “mi piace tua madre”. Questa frase mi sembrava una stranezza, ma ormai me ne sono fatta una ragione. E ho capito in pieno. Sposare una donna significa sposarsi la suocera.
E la tecnologia, che allaccia la famiglia dispersa nella globalità, rende reale e consolida ciò che potrebbe essere solo virtuale. Anche tra suocera e genero.
Fu così che quando presentai “lui” a mia madre via Skype si piacquero così tanto che adesso assisto, mio malgrado, a delle sceneggiate napoletane. Lei che si sbraccia in italiano, lui che sorride e dice “come stai” con un tono dolcemente gutturale. Lei che risponde “bii kheir” senza aspirare mezza lettera.
Mi sento così vittima della loro complicità che lo sono davvero. Perché fanno combutta senza parlare la stessa lingua e fanno a gara nel dimostrarmi che ho sempre torto. Beato lui, amoroso e amato infiltrato dei sentimenti, adulatore di professione, che, con un sorriso e un complimento, ha conquistato una seconda madre, mamma Italia. La mia.