Test d’italiano, tra paure e difficoltà

Il primo grande ostacolo che un migrante deve superare all’arrivo in un paese straniero è la lingua. Senza la possibilità di comunicare è come essere muti: non si sa come farsi capire e, allo stesso tempo, non si capisce quello che gli altri dicono. Insomma, le parole diventano suoni senza senso.

Per questo, il corso di italiano gratuito per donne migranti, organizzato nell’ambito del progetto Famiglie nel mondo* in cui lavoro come mediatrice interculturale, svolge un ruolo fondamentale nell’integrazione: imparare e migliorare la conoscenza della lingua per sentirsi più sicure nella vita di tutti i giorni, come donne, madri e mogli. Oltre a uno spazio di apprendimento, il corso è anche un’occasione di incontro, di scambio e di condivisione tra donne: in questa rubrica vi racconterò di loro, delle loro esperienze, punti di vista ed emozioni durante il percorso di inserimento in un Paese nuovo.

Ad esempio il test d’italiano, introdotto dal decreto legge del 4 giugno 2010. Nessuna di queste donne è sufficientemente informata e anche io ho avuto difficoltà a capire bene modalità, procedure, tempistiche. Ma tutte ammettono l’importanza di conoscere la lingua locale anche se a volte ne sono intimorite: serve tempo per imparare e legare due aspetti così importanti e fondamentali come lingua e permesso di soggiorno può essere un grosso problema.

“Non mi sembra positivo perché è un’altra difficoltà, un’altra ancora!” dice S. del Marocco e per W., sua connazionale, “è molto difficile e per fare il test serve tanto tempo”.
F. dall’Iran, non ritiene giusto questo test anche se pensa che “conoscere la lingua sicuramente aiuta tutti ad andare avanti. Io guardo film, telegiornali, leggo i giornali o libri per bambini”, dice. “Se poi trovi un lavoro impari ancora più in fretta. Ma noi non siamo bambini che imparano velocemente! Io scrivo molto, mi aiuto con vocabolario, non parlo bene però cerco sempre di migliorare, per me, non per il test”.
Anche F., albanese, vede il test come una cosa difficile da affrontare, sempre per il tempo necessario ad imparare.

Questo dipende anche dalla lingua di origine. Ad esempio, per K, venezuelana “se vuoi vivere qui hai bisogno di imparare la lingua. Il test serve a provare che la conosci e sei in grado di comunicare, però serve tempo… Soprattutto per le persone che hanno anche un alfabeto diverso e ne devono imparare uno nuovo!”
Nella teoria, dunque, l’introduzione del test d’italiano se è considerato una cosa giusta per i migranti da un lato, dall’altro aggiunge una ulteriore difficoltà nella fase di inserimento.

*Il progetto interculturale “Famiglie del Mondo”, attivato dalla Stripes Coop. Sociale Onlus in alcuni Comuni del Legnanese, nasce nel 2007 ed è un corso di italiano gratuito rivolto a donne straniere.

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1 Comment

  • Annalisa

    Molto interessante!!!!!
    L’idea del test è buona, bisogna capire se poi concretamente verrà attuata nel modo giusto.

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