La droga “fa male”, ma può “fare del bene” all’economia

 

Nel Rapporto della Commissione Globale per le politiche sulle droghe, uscito nel giugno di quest’anno, compare un dato che non ammette interpretazioni: “La guerra globale alla droga è fallita, con conseguenze devastanti per gli individui e le società di tutto il mondo”. Ma l’economista francese Pierre Kopp non si scoraggia, e, basandosi sul consumo di cannabis in Francia, lancia una proposta interessante che, sprattutto in questo momento di crisi, dovrebbe essere presa in considerazione.

LA MIA VERITÀ – La legge Giovanardi-Fini ha abolito la distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere. Ciò significa colpire solo e soprattutto  l’utilizzatore finale, colui che molto spesso fa uso della cannabis per la terapia del dolore. E significa riempire le carceri, già sovraffollate. Bisognerebbe depenalizzare l’uso della canna, legalizzare la marijuana, abbattendo i costi della repressione, e puntare invece sul grande commercio degli stupefacenti. Cosa ne pensi? E’ giusto, secondo te, liberalizzare l’uso delle droghe leggere?

Dal 1998 al 2008 il consumo annuale di oppiacei è aumentato del 34,5%; quello della cocaina del 27%; quello della cannabis dell’8,5%. I membri della Commissione Globale per le politiche sulle droghe, tra cui l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan,  hanno stilato delle raccomandazioni che i governi dovrebbero mettere in pratica, cambiando quella che sembrerebbe essere la loro azione repressiva fallimentare. I principi a cui essi dovrebbero ispirarsi sono: terminare con la criminalizzazione, l’emarginazione e la stigmatizzazione delle persone che fanno uso di droghe.

L’azione repressiva violenta dovrebbe quindi concentrarsi sulle organizzazioni criminali, non sul singolo consumatore. I governi dovrebbero offrire servizi sanitari e cure a chi ne ha bisogno ed essere incoraggiati a sperimentare modelli di regolamentazione giuridica della droga per minare il potere del crimine organizzato e salvaguardare la salute e la sicurezza dei cittadini.

Un altro dato importante emerge dal Rapporto della Agenzia ONU sulle droghe e sul crimine, prodotto annualmente dall’UNODCil mercato di droghe sintetiche è in costante crescita, particolarmente in Europa, risultando secondo solo alla cannabis. Quello delle droghe sintetiche è sicuramente un mercato più vantaggioso rispetto a quello delle droghe ‘tradizionali’ (canapa, coca, oppio): al posto di estese piantagioni, occorrono piccoli laboratori nei pressi dei luoghi di spaccio. Si eliminano così i rischi e i costi di trasporti da un continente ad un altro: meno controlli da parte delle forze dell’ordine, zero controlli sanitari.

Nel 2011 sono state segnalate 39 nuove sostanze, come indicato nella Relazione annuale 2011 dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt) a cui è legato il fenomeno dei negozi on-line: “lo studio istantaneo più recente eseguito dall’Oedt dei rivenditori online di legal highs ha individuato un numero record di 600 negozi online che vendevano presumibilmente prodotti psicoattivi e ha rivelato un’ampia gamma di nuovi prodotti in vendita”.

Inoltre, un’altra notizia non rassicurante: cocaina al picco della popolarità. Per l’Osservatorio europeo, sono circa 14,5 milioni gli europei di età compresa tra i 15 e i 64 anni che hanno provato la cocaina almeno una volta nella vita e 4 milioni ad averla consumata nell’ultimo anno. Più numerosi sono i consumatori di cannabis: 78 milioni ad averla provata una volta, di cui circa 22,5 milioni nell’ultimo anno. L’Oedt lancia anche un allarme riguardante i decessi: oltre 10 mila legati a eroina e oppiacei. 

Dai dati che emergono, la droga resta dunque ricatto, potere e denaro. Come porre rimedio a tutto questo? Quali politiche di contrasto adottare?

Pierre Kopp, professore di Economia alla Sorbona di Parigi, basandosi sul consumo di cannabis in Francia, avanza una proposta singolare, che nell’ampio panorama di soluzioni possibili, sembra essere quella più adatta in questo particolare momento segnato da una profonda crisi economica.

Secondo l’economista, legalizzando la marijuana lo Stato incasserebbe un miliardo di euro. Si dovrebbe partire dalla depenalizzazione dell’autocoltivazione, garantendo la qualità del prodotto e sottraendo soldi alla criminalità. Quella di Kopp è una legalizzazione controllata, con lo Stato che supervisiona produzione e distribuzione.  Così facendo, verrebbero anche meno le spese (almeno 300 milioni, secondo Kopp) legate alla repressione, alla detenzione e ai costi delle custodie cautelari, dei tribunali e delle esecuzione delle pene. Il professore punta sul controllo dei prezzi da parte dello Stato e sull’educazione preventiva.

E’ inoltre provato che la canapa può essere utilizzata come terapia del dolore, anche se in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, i medici si rifiutano ancora di prescrivere farmaci a base di cannabinoidi.

L’alternativa dunque esiste! Ma perché nessuno ne parla nelle stanze decisionali? Tutti perbenisti nei salotti politici e televisivi, tanti consumatori in quelli privati. La discrepanza potrebbe essere colmata con una presa di coscienza reale del problema e con politiche antiproibizioniste. In questo caso vizi privati e pubbliche virtù verrebbero meno.

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