E’ uscito a metà gennaio solo in alcune sale cinematografiche italiane (al Mexico di Milano, ad esempio, al Fratelli Marx Arthouse di Torino, all’Antoniano di Bologna, presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma e al Cineteatro Francesco Alliata di Catania). Eppure il film-documentario La mia classe racconta, anzi, è una storia (un insieme di storie) che ci riguarda molto da vicino.
Un bravissimo Valerio Mastandrea interpreta il ruolo di un insegnante di italiano in una classe di immigrati di diversa provenienza (dal Bangladesh all’Egitto, dall’Est Europa all’Iran), ognuno con il proprio vissuto e le proprie aspettative. Vissuti e aspettative che, da un certo punto in poi, trasformano il film – presentato a Venezia durante l’ultima Mostra internazionale d’arte cinematografica – in un docu-film, dove realtà e finzione sfumano l’una nell’altra ed anche la troupe entra in scena: attore, regista, tecnici e allievi diventano protagonisti di una storia “nuova”, sospesa – appunto – tra fatti realmente accaduti e fantasia.
Il regista, Daniele Gaglianone, è riuscito, insomma, a trovare una chiave di lettura nuova, lucida e capace di coniugare ironia e drammaticità, realtà e finzione. Un modo inedito per raccontare allo spettatore vicende umane troppo spesso tralasciate, nonostante esistano, nonostante la società contemporanea ormai chieda un confronto. Risulta singolare il rifiuto da parte delle grandi case di distribuzione di diffondere la pellicola.