Istanbul. Oggi. Un professore universitario, Isa, ed una produttrice televisiva, Bahar, alle prese con un silenzio fatto di incomunicabilità, incapacità di affrontare un amore in fin di vita, passività, apatia, malinconia, solitudine. Per entrambi scegliere l’alternativa più facile è inevitabile: lui si consola con una donna del passato, lei chiude le porte al mondo e si abbandona alla depressione, non senza un ultimo disperato tentativo di riappropriarsi di un sentimento che per anni li ha tenuti uniti. Iklimler. Il piacere e l’amore è un film sulla difficoltà delle relazioni umane.
Non basta allontanarsi dalla quotidianità e dal lavoro per ricongiungere due metà. Non una piccola vacanza per ricucire un amore strappato. Lei prova a decidere anche per lui, sfidando il destino: insieme per forza. Tappa gli occhi al marito mentre sono in giro con una vespa, ma la morte le rovina il piano costringendoli alla vita. Il ritorno ad Istanbul segna una svolta, non soltanto nella loro stanca relazione.
La prospettiva unica di osservazione diventa quella di Isa. Poi l’ennesima rincorsa per riconquistare lei, alle prese con una produzione televisiva sulle cime innevate turche. Ma la montagna, come già il mare, conferma l’impossibilità di ricominciare. Un film sulla sostanziale solitudine di ognuno di noi, sulla immutabilità delle cose e delle persone, sulla fatica di vivere una vita coerente.
Verità raccontate più che con le parole, con la forza e la sincerità di una fotografia luminosa, pulita, che non deborda mai e che si raccorda con immagini statiche e inquadrature per lo più fisse. E allora il paesaggio turco segue da fuori, insensibile, la vita dell’uomo, solo di fronte a tutto. Un film di Nuri Bilge Ceylan, regista molto apprezzato da pubblico e critica, che lo ha definito “l’Antonioni turco”. Il suo ultimo lungometraggio (il sesto) Bir zamanlar anadolu’da – C’era una volta in Anatolia, che ha vinto il Grand Prix al Festival di Cannes 2011, dà sfogo alla sua vocazione per i film d’atmosfera psicologico-paesaggistica.
Il piacere e l’amore è un viaggio alla scoperta del paesaggio umano nella sua terra, da Istanbul alle vette ghiacciate dell’Anatolia. Una storia raccontata quasi in tempo reale, che costringe la platea a rivedere il concetto di lentezza, pur necessaria a descrivere i diversi ‘climi’ dell’amore. La luce, il freddo, le nuvole scandiscono le stagioni di un amore svuotato: dall’estate della prima scena – Bahar che piange -, all’autunno della parte centrale del film – il tradimento di Isa -, all’inverno dell’ultima scena – Bahar che piange di nuovo in un cerchio che si chiude, come fosse un flusso continuo nel quale non si riesce più ad individuare l’inizio e distinguerlo dalla fine.