Rappresentare il Libano alla Biennale di Venezia: l’artista Akram Zaatari ha scelto di evocare un ricordo del conflitto israelo-libanese, dove il sentimento umano si è imposto sulla macchina da guerra.
La Biennale di Venezia ospita quest’anno per la prima volta una esposizione libanese in Arsenale.
La scelta è caduta sull’architetto e artista visivo Akram Zaatari, uno dei più prolifici e influenti della sua generazione. Originario di Sidone, Zaatari è uno degli iniziatori della Arab Image Foundation. Il suo lavoro ruota attorno alla memoria: fa riemergere e dà nuova vita a verità non osservate.
Alla Biennale ha realizzato una installazione video sviluppata su una vicenda che ha sollevato molti voci. Sotto Lettre au pilote qui a désobéi, Zaatari documenta un episodio della guerra condotta da Israele contro il Libano nel 1982.
Il 6 giugno dello stesso anno, mentre il jet israeliano da combattimento sfreccia nel cielo libanese, gli abitanti di Sidone vedono uno di loro scendere in picchiata sul quartiere Taamir, un sobborgo sulle colline che ospita una scuola superiore pubblica per ragazzi. Quando ormai sono tutti convinti che il pilota sgancerà una bomba, egli fa improvvisamente una svolta sulla fascia e va verso il mare, dove si libera del suo carico pericoloso. Un altro pilota eseguirà la missione di colui “che ha disobbedito” e la scuola sarà rasa al suolo.
Ispirato a Lettre a un ami allemand di Albert Camus, mettendo la sua video installazione sotto il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, Zaatari mostra la svolta del soldato israeliano che ha scelto di non distruggere.
Un video di 30 minuti a cui fa eco un video 16mm, dove vediamo solo esplosioni di fumo. Il primo è proiettato su uno schermo gigante.
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