Milanese, siriano o semplicemente cittadino del mondo. Zanko ha 30 anni, una laurea in odontoiatria e il rap nel sangue.
Nell’immaginario collettivo l’arabo è una persona con la pelle scura, con i tratti somatici ben delineati e magari con la barba. Ma c’è un rapper che ci tiene a sottolineare che non è proprio così. Si chiama Zanko ed è “el arabe blanco”
Lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita del suo nuovo video, “La tua Chance”, con Dj Jad, anima dello storico gruppo Articolo 31.
Come nasce la tua passione per il Rap, che non è proprio vicina, se vuoi, alla tradizione musicale da cui provieni?
L’approccio con l’arte è iniziato molto presto, da giovanissimo. Sono sempre stato attratto dal rap, ho iniziato a comporre le prime rime da piccolo e piano piano mi sono avvicinato a tutte le discipline di questa espressione.
Ho avuto modo di viaggiare molto e ho vissuto a Parigi, a Montreal e a Damasco. Queste esperienze mi hanno permesso di approfondire la mia conoscenza del mondo, di ampliare il mio punto di vista rispetto alla vita e soprattutto di sentirmi parte di diverse culture.
Io sono un po’ un miscuglio, quindi la mia tradizione musicale è anch’essa multiculturale. Sono nato a Milano da genitori siriani, la musica che mi ha accompagnato sin da ragazzino è sia araba, sia occidentale.
Durante l’estate ascoltavamo cantanti arabi, durante l’inverno quelli occidentali; in questo si è inserito il Rap, grazie ad una mia professoressa che ci ha chiesto di scrivere una canzone o una poesia. E così ho scritto il mio primo testo rap. Per me è stato naturale, ma ho combattuto con le unghie per farmi notare. Non è stato facile, perché ci sono centinaia di prodotti che escono ogni giorno.
Zanko, la tua è una musica impegnata, perché questa esigenza?
La mia musica è anche impegnata, perché ho tante cose da dire e mi piace esprimerle attraverso questo linguaggio. Ogni mio brano nasce da un’esperienza che ho vissuto o per manifestare uno stato d’animo. Il mio, in un certo senso, è anche un impegno sociale, di sostegno a molte campagne e movimenti. Ad esempio, non ho potuto restare indifferente alle rivolte in Siria e da subito ho iniziato a scrivere su Facebook. Ho realizzando una canzone di denuncia verso il regime che è anche stata rimossa da You Tube; questo vuol dire che il mio messaggio è arrivato a chi doveva arrivare.
A proposito del tuo Paese di origine, qual è la tua riflessione su ciò che sta accadendo in Siria?
La situazione è molto complessa, i livelli di conflitto sono diversi, ormai molto evidenti. Un conflitto interno, uno regionale e uno internazionale. Il vuoto di potere creatosi, poi, ha portato all’anarchia più totale e ad una grossa sofferenza per la popolazione, che è l’unica grande vittima. Non è semplice definirsi interventisti o non. Io mi rendo conto che la situazione non è facilmente risolvibile. La gran parte della popolazione chiedeva l’intervento della Nato, dopo che per anni era stato invece demonizzato; questo per spiegarvi quante contraddizioni troviamo al suo interno.
L’ultima volta che sono stato in Siria era ancora tutto tranquillo, mi manca molto e mi mancano anche i miei parenti che sono ancora lì, le mie radici sono là e come si dice “se non sai da dove vieni non sai neanche in che direzione andare”.
In queste ultime settimane ci sono stati degli attentati molto gravi, in cui era coinvolto lo Stato Islamico (Daesh o Isis NdR), quali sono le tue impressioni?
Io li vedo come dei pazzi scatenati, dei disturbati mentali, li chiamerei “i nazisti musulmani”. Non hanno scrupoli e sono pericolosi. Hanno comunque sostituito un altro pazzo, che è Bashar al-Assad. La popolazione siriana è stretta nella morsa di due mondi completamenti impazziti: vivono in una situazione di ferocia e di crudeltà assoluta. Assad, che per molti era la speranza di un rinnovamento, si è rivelato un tiranno, se possibile anche peggiore del padre; ricordiamoci che ha ucciso e uccide senza nessuna distinzione bambini, donne o anziani.
Di chi è, a tuo parere, la responsabilità di quest’odio crescente?
La responsabilità, secondo me, non è sicuramente univoca, ma multiforme. I giovani siriani, quando hanno cominciato la loro protesta, non si aspettavano certo questa reazione così feroce. Io stesso credevo che il presidente siriano, essendo giovane e influenzato dall’Occidente, avrebbe concesso qualche apertura, ad esempio la fine delle leggi di emergenza e un ammodernamento del Paese; anche se non subito una democrazia, che è sicuramente un processo molto più lento. Assad, però, non ha avuto la forza ed il coraggio di andare contro il vecchio regime (gli amici del padre), che è molto radicato. Una piccola apertura avrebbe significato un passo irreversibile verso la caduta dei privilegi della dinastia al potere. Non si tratta di una monarchia, per cui se anche concedi delle elezioni rimane il re, si parla di una presidenza ereditaria, quindi se si fossero concesse elezioni libere, avrebbero perso tutti i loro privilegi. La reazione, dunque, spropositata alla protesta popolare ha fatto sì che venisse alimentato un odio anche religioso. In questo si sono inserite anche potenze estranee alla nazione, penso all’Arabia Saudita, al Qatar che hanno contribuito ad armare i fanatici dell’Isis. Questa volta, però, l’intervento dell’Occidente (USA) non è stato preponderante a fomentare gli odi, ci ha pensato la Russia, che non voleva perdere un suo alleato forte in Medio Oriente. Non mi piacciono, però, i vittimismi, non capisco questa continua ricerca del nemico esterno e del complotto. I miei correligionari hanno ancora un retaggio legato al colonialismo e forse anche un po’ razzista, che connota una superiorità morale e materiale dei bianchi ai danni del sud del mondo. Io non posso accettare questa visione. L’imperialismo non è esclusivamente occidentale. E’vero, in Siria ci sono anche responsabilità dell’Occidente, ma non esclusivamente; i giochi da noi sono stati regionali in combutta con Assad.
Clicca qui per visualizzare il video estratto dall’album #PowerPopuli (Latlantide/Edel): La canzone dedicata al Mediterraneo e alla sua gente. Perchè il mare non è un confine ma un collegamento).
Parliamo di te. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Il mio ultimo video “la tua Chance” è il preludio del mio nuovo lavoro, che ho in progetto in questi giorni, e a settembre verrà ristampato il mio album “#PowerPopuli” .
Info: Per chi vuole sapere tutte le novità su Zanko, può visitare la sua pagina Facebook