I bravi custodi e organizzatori degli scaffali delle librerie sanno molto bene come proporti un libro: eccolo lì, con la copertina che si impone prima delle altre alla vista. Si tratta di uno di quei testi sempre attuali, che servono a ricostruire i confini della storia, qualora si fossero persi tra le mille riscritture geopolitiche. E’ “La costruzione del Medio Oriente” di Bernard Lewis. L’ultima stampa è del 2011, ma non a caso viene riproposto nella sezione ‘Medio Oriente’ di una libreria nel centro di Roma. Si scrive tanto, si interpreta troppo, forse molte volte a sproposito. Ma ciò che mi ha convinto ad acquistare il libro è quello che ha scritto Lewis, professore emerito di Studi del Vicino Oriente nell’Università di Princeton, tra i maggiori storici dell’Islam a livello mondiale.
Nella prefazione all’ultima edizione: ” Spero mi si perdoni la convinzione che un testo ritenuto degno di pubblicazione, sotto i rispettivi auspici, tanto da responsabili israeliani della Difesa, quanto dai Fratelli Musulmani, abbia raggiunto un certo livello di oggettività. Il traduttore della versione araba osserva nella sua introduzione che l’autore di questo libro non può essere che un amico sincero o un nemico leale e, comunque, non rifugge dalla verità, né la travisa: è un giudizio che sono lieto di accettare“.
Il testo ripropone sei conferenze pubbliche che Lewis ha tenuto all’Università dell’Indiana, esposte nella nuova edizione attraverso le principali innovazioni degli ultimi decenni.
Il criterio a cui si è attenuto l’autore per riproporre i fatti è quello ‘secondo cui lo storico ha il dovere, verso di sé e verso i propri lettori, di fare il possibile per essere obiettivo, o almeno equo, di essere consapevole delle proprie posizioni e di tenerne debito conto, correggendole se necessario, […]’.
Igor Man, sulle pagine de La Stampa, scrive: “Questo libro è un dono prezioso. Un’opera di rara limpidezza dove storia e politica vanno di pari passo, si affrontano, si ricongiungono per infine aprire una nuova finestra sulla realtà possente, eppur sfumata, che è quella parte del mondo chiamata Medio Oriente”.
Sarà così? Ve lo saprò dire quando sarò arrivata all’ultima pagina.