FocusMéditerranée vi propone questa settimana il terzo estratto di Testimone a Gezi Park, il libro di Luca Tincalla, scrittore e giornalista italiano che vive ad Istanbul ed ha seguito in prima persona la rivolta turca esplosa nel maggio 2013. In questa puntata, una “digressione”…
C’era una volta una principessa che voleva cambiare il mondo e viaggiava vestita da sposa per dare l’amore a un mondo malato. Era fatta così, amava dare. Qualcuno la diceva matta, qualcun altro santa; ma la verità è che lei non si era mai posta l’idea del confine tra il bene e il male [da “Il lungo addio, da Pippa Bacca e Sarai Sierra“].
Almeno fino a quel giorno.
Il giorno in cui incontrò la sua storia e ci lasciò a scrivere di lei. Forse avremmo dovuto dirle che era una pazzia ma non credo ci avrebbe ascoltato, lei lo sapeva a cosa andava incontro. Si chiamava Destino.
Questa donna si chiama Pippa Bacca; si chiama poiché l’eco della sua memoria esige il tempo presente. Pippa è morta nei pressi di Istanbul nel 2008, cinque anni fa.
La storia si è ripetuta. Con un’altra donna. Questa volta americana, non italiana. Sarai Sierra, così si chiama, era venuta a Istanbul per fare delle fotografie e tra le mura della vecchia città è morta ammazzata, pochi mesi fa. Sembra strano ma i media turchi si sono attaccati morbosamente a questa notizia, dimenticandosi, forse, di tutte quelle turche che sono morte dentro e fuori le mura domestiche. Come se la morte di una straniera avesse un valore che la dipartita di una nostrana non ha, come se l’uxoricida acquistasse un valore solo quando gioca in trasferta. I media italiani, invece, con la loro indifferenza alle morti esotiche stanno già dimenticando il fatto nella camera oscura delle notizie (non) date.
Ma vedete, io credo non abbiano peso né la nazionalità né il luogo; ha importanza che è stata un’altra donna la vittima di un sistema maschio e maschilista. Un sistema che, purtroppo, in Turchia trova ancora radici cui aggrapparsi e nutrirsi. In Turchia come in Italia. In Italia come altrove. E questo poiché la sete di potere del maschio non si è ancora placata, perché non è – dovrebbe essere – sulla religione che occorre basare il rapporto di uguaglianza tra l’ uomo e la donna.
Vico, del resto, ci aveva già ammonito con i suoi corsi e ricorsi storici. E degli uomini aveva scritto: “Gli uomini prima sentono senza avvertire; dappoi avvertiscono con animo perturbato e commosso, finalmente riflettono con mente pura”. Gli uomini, già, E le donne? Diciamo che Vico usava (im)propriamente gli uomini per indicare il genere umano.
Ecco, io aspetto fiducioso quel riflettere. Poiché la storia si ripete e si ripeterà fino a quando non saremo in grado di riflettere e di dire di NO. Di dire BASTA. Di dire MAI PIU’. E di riaffermare con convinzione – non solo sulla carta – una delle tre magiche parole del motto della Rivoluzione Francese: égalité!
Solo così Pippa Bacca, Sarai Sierra e le altre donne morte ammazzate saranno finalmente libere di essere vive. O almeno di essere e basta.
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