In un momento di continua diffusione dei mezzi di visibilità e di aumento della velocità dei sistemi informativi, un gruppo di artisti sceglie di esplorare il vasto mondo dell’informazione e del suo apparente contrario, la censura.
Producing Censorship, mostra ospitata negli spazi della Fabbrica del Vapore di Milano, dà voce ad autori in grado di dialogare con il “medium del messaggio” attraverso strategie estetiche che manifestano modi straordinari ed alternativi di vedere la comunicazione e comprenderne il significato.
LA MIA VERITÀ – Quando ho scelto di visitare questa mostra mi aspettavo che tutti i lavori esposti fossero di immediata comprensione perchè diretti ad un pubblico, considerato il tema di grande attualità, molto vasto. Mi duole ammettere che le mie aspettative sono state in parte deluse. Quando un artista si prende troppo sul serio a discapito del significato della propria opera, c’è qualcosa che non va.
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Curata da Aria Spinelli e Jason Waite, Producing Censorship rappresenta la prima parte di un’esposizione complessa dedicata alla riflessione sulle condizioni odierne di produzione dell’informazione. La seconda parte della mostra sarà tenuta a New York a novembre, all’interno degli spazi espositivi di Invisible Dog Art Center a Brooklyn.
Le opere esposte indagano il mondo dei media mettendo in risalto l’apparato del potere e la sua relazione con le nuove forme di censura. Ma invece di considerare quest’ultima nella sua accezione più negativa, ovvero come forma di limitazione dell’espressione, gli artisti fondano il loro lavoro su un diverso assioma: censurare significa elaborare nuove informazioni.
Grazie a Ernesto Magro – La verità è la versione più accreditata
La volontà è quella di riesaminare il concetto di censura partendo proprio dall’etimologia della parola stessa. Il censore non è solo chi registra e giudica, ma la sua denominazione deriva dalla radice antica “kans”: “parlare solennemente, annunciare”. La posizione del censore, una figura che in qualche modo è fautrice di una retorica, è dunque attiva e assume una maggiore rilevanza nel contesto contemporaneo della comunicazione diretta.
Gli artisti vogliono dunque evidenziare come, nella complessità del mondo informativo odierno, la verità non debba essere considerata alla stregua di un monolite statico. Al contrario, essa viene vista come un articolato processo di produzione e diffusione di informazioni. Le opere ospitate in Producing Censorship desiderano rappresentare questo processo, evidenziando il ruolo attivo di una censura, che, invece di agire in negativo per deviare l’opinione pubblica dalla comprensione di un’unica verità stabilita, entra proattivamente nel sistema di produzione di contenuti aggiungendo nuovi punti di vista.
Altri autori e opere in mostra: auroraMeccanica – Lettere dal Ministero della Verita’;
Julia Winter – Pravda; Amit Berlowitz – What should we dream of; minimum – mirror mirror; Christian Varsi – The Braille Photography; Simona barbagallo – Un sogno ipertrofico; Elena Monti – Mirror’s Cover; Giuseppe Mendolia Calella – URL per un Don Giovanni
Info: Producing Censorship, 11-13 novembre 2011 a l’ Invisible Dog Art Center di Brooklyn, New York (Bergen Street, 51 Brooklyn). Inaugurazione 11 novembre, ore 18.00