TEATRO/ Perchè cambiare Don Chisciotte?

 

di Lella P.

Testimonianza di una lettrice di Independnews:

Qualche sera fa sono andata a vedere Don Chisciotte al Teatro Libero di Milano. E non è stato proprio come me l’aspettavo ...

Arrivo con un po’ di anticipo per ritirare il mio biglietto e, mentre sono in coda, sento che hanno aperto la lista d’attesa e aggiunto sedie. C’è il tutto esaurito e cio’ fa necessariamente aumentare le mie aspettative, già di per sé abbastanza alte.

Alle 21.15 ha inizio lo spettacolo e da quel momento inizia anche l’ora e un quarto più lunga della mia vita: un monologo interminabile sul paragone tra la storia di Don Chisciotte e la passione per il teatro.

Il testo era stato strutturato per spiegare, attraverso la metafora della lotta contro i mulini a vento, la passione per un mondo particolarmente strano – quale è il teatro – che non si può né toccare, né vedere. Ma chi questa passione ce l’ha e la sente, è incapace di esprimerla.

L’esperimento purtroppo non ha funzionato. Ha prodotto solo un testo noioso e difficile da comprendere e da seguire.

Dopo il lungo monologo arriva a peggiorare la situazione una lettera scritta da Corrado d’Elia (errata corrige: uno scritto di Giorgio Strehler a Louis Jouvet), che spiega al pubblico il suo amore per il teatro e il suo modo di affrontarlo e viverlo quotidianamente. Nulla di più noioso. Non mi sento quindi di consigliare questo spettacolo, sia per la carenza di contenuti, sia perché poco ha a che fare con il vero Don Chisciotte.

Il mio è un invito a non cambiare e a non rivisitare per forza spettacoli e opere di successo che da sempre funzionano. La curiosità non dura a lungo se manca la sostanza!

Condividete anche voi l’opinione della nostra lettrice? Commentate questa “verità”!

 

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10 Comments

  • Lella P.

    Buongiorno a tutti i lettori di Independnews e a tutti coloro che hanno
    commentato la “mia verità”. Mi scuso da subito per l’errore che ho
    commesso. Non era mia intenzione sminuire il lavoro di nessuno.
    Con il mio post pensavo di trasmettere solo le miei personali sensazioni
    dopo aver visto lo spettacolo. Credo che la sezione LE VOSTRE VERITA’ sia
    stata creata proprio per noi lettori (Independnews non puo’ licenziarmi!
    Non lavoro per loro, ma sono una semplice lettrice come voi, che
    ha voglia di condividere un’esperienza!), per esprimerci liberamente e
    confrontarci, senza per questo offendere qualcuno. Mi fa piacere leggere i
    vostri commenti, che mi spingono a tornare a teatro e forse a ricredermi.
    Vi faro’ sapere!

  • Valentina Pensato

    Quanti commenti!
    Approfitto, in qualità di collaboratrice di Independnews, per ringraziarvi tutti e per scusarmi anche a nome della testata per l’errore della nostra lettrice, che abbiamo prontamente corretto. La forza delle VOSTRE VERITA’ sta, passatemi il termine, nell’autocreazione. E’ uno spazio che è potuto nascere esclusivamente grazie agli scritti dei lettori, una finestra che la redazione lascia aperta a tutti, limitandosi a pubblicare e a controllare che gli interventi non contengano improperi o gravi offese. Qualche giorno fa ho postato un articolo dedicato allo spettacolo Don Chisciotte (sezione CULTURE/15 luglio), abbiamo pertanto ritenuto opportuno rendere pubblica l’opinione di Lella P. anche se critica verso il lavoro di Corrado D’Elia. Il confronto è uno dei principi base della nostra testata (sezione CHI SIAMO/DI COSA PARLIAMO), perché impedire che avvenga? Misurarsi gli uni con gli altri è fondamentale e i vostri punti di vista ne sono l’esempio. Rinnovo quindi i miei ringraziamenti a tutti voi invitandovi a non smettere di scrivere e di commentare i nostri articoli!
    A presto.
    VP

  • G

    Licenziate Lella P.!!!!

  • claudia negrin

    Cara lettrice indipendente… ognuno di noi, teatranti, si innamora di un concetto, di un testo, di un ideale…questo innamoramento matura dentro di noi, a volte con un impeto irrefrenabile , in un tempo brevissimo sappiamo già cosa e come quello che sentiamo coinciderà sulla scena, altre volte con lentezza, meditazione, aspettando che il seme germogli da sé… Lo spettacolo di Corrado che certo è nato da tanti semi gettati nel corso degli anni e maturati senza forzature, non vuole essere la sua versione artistica di Don Chisciotte, ma il suo sentirne il cuore, la poesia, la follia, l’innamoramento verso qualcosa che non si può numerare o codificare o incasellare, come è l’amore per la bellezza, l’emozione, l’Arte.. Il sentire di Corrado che è affine a grandi Poeti, grandi Filosofi, grandi Letterati e anche a colui che è stato il mio Maestro, Giorgio Strehler, a cui ha reso un tributo di grande rispetto, con il cuore riempito di colui che ha capito che il nostro non è un lavoro, ma un dedicarsi ,un donarsi, missione che Strehler stesso definiva da Monaci…Uno spettacolo che è un mostrarsi nella nudità delle nostre passioni , dei pensieri più intimi , che ci dice di osare ESSERE in questa vita pragmatica SOGNATORI contro tutto e tutti o nessuno… Peccato che tu non abbia riconosciuto le grandi parole o le grandi idee di chi ha nutrito lo spettacolo di Corrado, hai perso una occasione per spiccare un volo…ma questa è solo la mia opinione…

  • Luisa Bamberghi

    Trovo che quanto scritto dalla vostra lettrice sia assolutamente sconcertante!
    Ho visto lo spettacolo pochi giorni fa, e mi ritengo una spettatrice “comune” nel senso che, mi piace andare a teatro (purtroppo non ci vado molto), non avevo mai assistito ad un monologo e non avevo mai visto spettacoli di Corrado d’Elia (questo è stato il primo)!
    Beh mi sono letteralmente INNAMORATA, l’ho seguito dall’inizio alla fine a bocca aperta, senza perdere una battuta, emozionandomi, ridendo, piangendo, con i brividi che mi salivano da dietro la nuca! Forse commenti così differenza sono giustificati solo dalla differente SENSIBILITA’ dello spettatore… e per quella purtroppo non c’è un granché da fare, ognuno è il risultato delle proprie esperienze di vita!

  • Chiara Bertazzoni

    Mi permetto di rispondere a Lella P., non tanto per farle cambiare idea, ma per correggere, diciamo così, un paio di punti.
    Il primo è che la lettera citata in fondo allo spettacolo non è di Corrado d’Elia, ma è una lettera di Giorgio Strehler al suo maestro, Jouvet.
    Il secondo punto è un invito a riflettere su cosa significa “cambiare il Don Chisciotte”. Come chi lo ha letto ben sa l’opera di Cervantes non è un’opera teatrale. E’ inoltre un testo corposo e quindi sarebbe stato impossibile (e probabilmente molto più noioso) metterlo in scena fedelmente, ammesso che questo termine si possa usare.
    A voler essere precisi le parti del Don Chisciotte citate nello spettacolo non sono state minimamente “cambiate”, ma vengono lette da D’Elia, intercalandole poi a riflessioni personali e soprattutto, parte che io ho amato di più, alla storia di come questo spettacolo sia nato.
    Queste precisazioni mi sembrano doverose perchè le informazioni danno una visione un po’ distorta dello spettacolo.
    Detto ciò aa me lo spettacolo è piaciuto, per quanto possa capire che la formula del monologo e l’approccio con cui lo spettacolo è stato costruito possano spiazzare e non piacere, ma qui si rientra nel campo della sensibilità e del gusto personali.
    Che altro dire? Che quello che più mi spiace è che Lella P. si sia persa una bella occasione per riflettere e arricchirsi.
    Chiara

  • AB

    Per me, invece, è stato come un viaggio lunghissimo condensato in poco più di un’ora… come in quei film di fantascienza, in cui in pochi secondi entri nelle viscere del mondo e ritorni.
    Ci ho trovato così tanti spunti di riflessione, bellezza, profondità… che sono tornata a vederlo, attenendo in coda di trovare miracolosamente un buco. E i molti inserti di poesia altrui (compresa la lettera finale, rivisitazione di una Lettera di Giorgio Strehler a Louis Jouvet: https://www.facebook.com/note.php?note_id=441548818447), sono stati per me occasione di crescita…
    Ma il bello dell’arte sta anche qui: ognuno vede qualcosa di diverso.
    Un saluto!

  • Cinzia

    Affidare una pseudo recensione di un lavoro bellissimo,a gente totalmente incompetente non e’ una mossa intelligente per una testata che fa informazione….
    Qui non si tratta di condividire o meno un’opinione soggettiva,qui si spara a zero su un lavoro che non si conosce ….la lettera finale di cui parla la signora non e’ di Corrado D’elia ma e’ uno scritto di Giorgio Strehler a Louis Jouvet che fu suo maestro….detto questo penso ci sia poco altro da aggiungere….
    Rispettiamo il lavoro degli altri e ricordiamoci che un giudizio distratto,frettoloso,non ponderato,puo’ distruggere mesi di impegno e di passione di chi in questo lavoro ci crede veramente.
    Cinzia Caporale
    Barletta (Bt)

  • Mellow

    Veramente il testo letto da Corrado D’Elia nel finale, che l’autrice ha ovviamente il pieno diritto di trovare noioso, è una lettera di Strehler a Louis Jouvet.

  • Monica

    Temo che la lettrice non abbia capito nulla del testo teatrale. E la lettera finale è stata scritta da Streher a Jouvet, il suo maestro.
    La sua lettrice dovrebbe limitarsi ad andare a vedere i musical di Hello Kitty…

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