Goran Bregović e lo champagne dal sapore gitano

Quando si parla di Serbia, Croazia e Bosnia-Erzegovina il primo pensiero va agli anni Novanta. I conflitti armati, inquadrabili tra una guerra civile e conflitti secessionisti, portarono alla definitiva dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

LA MIA VERITÁ – Il bello dei concerti di Bregović è che ad un certo punto la musica diventa funzionale al divertimento. Si balla, ci si scatena, circondati da colori e da umanità. Voi cosa ne pensate?

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La guerra di Jugoslavia, ispirata al principio della “pulizia etnica”, viene ricordata come uno dei conflitti più sanguinosi e disumani dell’età contemporanea. Impossibile dimenticarne gli ideatori: Radovan Karadžić, Slobodan Milošević, Ratko Mladić, Željko Ražnatović “Arkan”, condannati per genocidio e crimini contro l’umanità. Nazionalismo imperante, ambizioni personali dei leader politici coinvolti e contrapposizione fra entità politiche e religiose furono all’origine del clima di lotta e di terrore che devastò parte della penisola balcanica tra il 1991 e il 1995, con conseguenze politiche, sociali ed economiche avvertibili ancora oggi.

L’onda di follia che i conflitti scatenano impedisce spesso di focalizzarsi sulle forze positive che resistono. La musica di Goran Bregović può essere considerata un esempio di questa resistenza, grazie alla storia personale dell’artista e alle peculiarità della sua opera.

Bregović nasce a Sarajevo da padre croato e madre serba. Dopo il divorzio dei genitori, visse con la madre nella zona a predominanza musulmana di Sarajevo, entrando in questo modo a contatto con tutte e tre le culture e nazionalità che formavano (e formano) la Bosnia-Erzegovina. La commistione di retaggi culturali provenienti da etnie diverse ha permesso all’artista di promuovere quell’idea di unità costruttiva che la guerra mira a distruggere. Le sonorità proposte da Bregović prendono  quindi spunto da temi zigani e slavi meridionali fondendo la tradizionale musica polifonica popolare dei Balcani con il tango e le bande di ottoni.

Nella tournée estiva che lo vede protagonista presenta lo spettacolo Champagne for Gypsies, che darà anche il titolo al suo nuovo album in uscita in autunno. L’obiettivo di quest’ultimo lavoro è “lanciare un messaggio a nazioni come Ungheria, Francia e pure Italia, che ultimamente stanno facendo politiche anti-rom”, dice Bregović.

Le melodie e i ritmi trascinanti vogliono dunque essere un inno ai gitani e uno sprone a brindare al loro essere, “perché – continua l’artista – loro non sono un problema di ordine pubblico, ma un talento”. Come Elvis, Chaplin e Reinhardt.

Info: tappe italiane annunciate il 20 Luglio 2011 a Marina di Pietrasanta (Teatro La Versiliana) e il 21 Luglio 2011 a Roma (Laghetto di Villa Ada).

 

 

 

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