“L’italien est comme le français”, l’italiano è come il francese. E’ questo il commento immediato dei miei connazionali al primo impatto con la lingua italiana. Infatti, noi tunisini siamo bilingue: quasi tutti conosciamo l’arabo e il francese. Abbiamo meno difficoltà ad imparare l’italiano perché i suoi suoni, che mancano nella lingua araba (ricchissima di suoni e con un alfabeto di 28 lettere), li ritroviamo in quella francese, che studiamo nei primi anni di scuola. Superato dunque il primo impatto con la lingua, lentamente scopriamo che l’italiano non è proprio uguale al francese. E quindi perché non approfittare delle vacanze estive per studiarlo o migliorarlo? Ma come fare per impararlo, perché impararlo, dove andare e a chi rivolgersi?
All’inizio sono i parenti, gli amici, i compaesani, che ti accolgono e ti aiutano una volta che arrivi qui e ti senti un po’ spaesato. Sono loro a fare un po’ tutto: dalla guida turistica allo sportello informazioni, fino a diventare insegnanti di lingua. Magari non l’hanno mai studiata, ma l’hanno imparata da chi è arrivato prima di loro o semplicemente ascoltando la gente parlare. E così, con un passaparola, s’impara l’italiano.
Trascorsi i primi due, tre anni, si scopre che nel quartiere c’è un’associazione che insegna italiano gratuitamente. Infatti a Milano, e in tante altre città italiane piccole e grandi – soprattutto nei quartieri popolari – c’è almeno un’associazione di volontari italiani: insegnanti, studenti, pensionati o persone con una buona cultura, competenza e professionalità. Sono loro ad insegnare la lingua italiana agli immigrati. Queste strutture sono aperte praticamente a tutti e hanno un ruolo importantissimo nell’inserimento degli immigrati nella società italiana. A mio avviso, per il rilevante ruolo sociale che svolgano, dovrebbero ricevere più attenzione ed essere aiutate e sovvenzionate. Purtroppo hanno spesso problemi di sopravvivenza.
Per imparare l’italiano c’è anche il CTP (Centri Territoriali Permanenti), una scuola statale che organizza corsi mattutini, pomeridiani e serali a sei livelli: A1, A2, B1, B2, C1 e C2. Nel Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (CEFR o QCER) con il livello A2 si raggiunge una competenza linguistica elementare, ovvero si possiede un bagaglio di quasi 2.400 parole italiane necessarie per una comunicazione di base. Con i livelli B1 e B2 si raggiunge una competenza linguistica intermedia: si può leggere e comprendere un quotidiano. Il B2 è il livello minimo per gli stranieri per iscriversi all’università. Con i livelli C1 e C2 si ha una competenza linguistica avanzata. Tutti questi sei livelli sono certificati per la CILS (Certificazione Italiane Lingua Straniera) in convenzione con l’Università di Siena. Ci sono due sessioni d’esame all’anno: i primi giorni di dicembre e i primi di giugno.
Nell’anno scolastico 2006-2007 ho seguito il livello C2. La nostra insegnante ci raccontava che la difficoltà comune degli immigrati – che spesso si iscrivono a questi corsi dopo anni che vivono in Italia (perché all’inizio hanno altri problemi da affrontare: casa, lavoro, ..) – è quella di staccarsi dal vocabolario, spesso povero e non sempre corretto, che hanno acquisito durante la loro permanenza nel Paese. Gli errori si trascinano nel tempo e diventano difficili e quasi impossibile da correggere. Ciò che l’insegnante ci consigliava era di spingere i nuovi arrivati ad iscriversi al livello A1, per poi proseguire con i livelli C1 e C2, che sarebbe meglio frequentare dopo che lo straniero ha vissuto qualche anno nel Paese e, oltre alla lingua, ha imparato a conoscere anche la cultura italiana.
In un Paese dove c’è l’obbligo scolastico per i cittadini, dovrebbe esserci anche l’obbligo per gli immigrati di imparare la lingua italiana. Bastano 150 ore di insegnamento per arrivare al livello A2. Queste ore dovrebbero essere offerte (o meglio imposte) a tutti gli immigrati appena consegnano la domanda per ottenere il permesso di soggiorno.
“Come parli bene l’italiano!” dicono spesso gli italiani ai loro amici immigrati. Pensano di fare loro un complimento e ignorano che conoscere la lingua, invece, è un dovere civile. Meglio dunque un rimprovero a fin di bene, che un complimento piacevole, ma fine a sé stesso! Meglio quindi un “Perché non ne approfitti durante le vacanze estive e ti iscrivi ad un corso di italiano per migliorarlo!!”.
Info: Corsi estivi di italiano per stranieri a Bologna, Venezia, Milano, Firenze, Roma, Napoli (Milano, Novara, Genova, Firenze, Livorno).