La nostra attività preferita, a Natale, è pregare. Sì, pregare davanti al Presepe. Io e lui. Io, cristiana. Lui, musulmano. Noi, entrambi figli e cugini in Abramo, prosecutori del germoglio di Jesse. Il mondo vorrebbe dividerci e fare crociate anche sul nostro amore. Noi resistiamo, spostando ogni giorno più avanti di un piccolo passo la processione dei Magi, alla ricerca del Figlio dell’Uomo. Dio per me, uno e trino. Uno dei più grandi profeti predecessori di Muhammad, per lui. Ma per entrambi una pietra fondante della nostra storia, una pietra che non divide, ma unisce.
Non so se riuscite a immaginare quanto soffriamo nella difficoltà di spiegare al mondo che sì che si può, che ci si può amare, pregando l’uno Allah, l’altro Cristo. E non potete immaginare quanto si possa soffrire sapendo che il mondo divide ciò che l’unico Dio e la Storia per molti secoli ha unito. In Medio Oriente, la convivenza tra i popoli, ad esempio, prima che Crociati e Ottomani si odiassero.
Non potete immaginare ancora quanto lui abbia sofferto per me lo scorso anno. Lui ha sofferto più di me alla notizia degli attacchi dei terroristi nella chiesa cattolica di Baghdad, quella di Nostra Signora del Perpetuo soccorso. Era il 31 ottobre 2010. Ci furono 57 morti, centinaia di feriti. Mi accorsi che c’era qualcosa che non andava da come, seduto in sala, prima di fare colazione, posava il suo sguardo su di me. Lo intuii dalla piega di dolore sulla sua bocca e dalle sue parole, incrinate da un “perdonami” fin dal primo mattino. Gli chiesi: perché dovrei perdonarti? “Perché sono musulmano e oggi ti ho ucciso”, mi rispose. Io non capivo, ma istintivamente l’occhio mi era caduto sulle all news in tivù. Solo allora, quando avevo visto un campanile bianco in una selva di minareti e poi la camera indugiare sulle macchie di sangue sul sagrato, su pezzi di gambe e braccia senza padrone, avevo capito.
Il 31 dicembre scorso, un altro attentato ad Alessandria d’Egitto. Nella Chiesa copta dei santi (Al-Qiddissine), quartiere di Sidi-Bishr. Un’autobomba sul sagrato: 21 morti. Stavolta lui era furente, devastato dalla rabbia. Mi abbracciò forte. Mi disse: “Tu sei la mia principessa cristiana. Come posso dire, cosa debbo dire, per farti capire che i veri musulmani amano i cristiani? Che non potremmo mai fare ciò che questi esagitati fanno, facendosi esplodere sui sagrati delle chiese o dentro le navate?”.
Dopo alcuni anni insieme, so che lui, quando dice così, dice la verità. Che odia allo stesso modo i generali americani e i terroristi qaeddisti. Che mi porterebbe nel luogo più riparato dell’universo e da lì mi proteggerebbe da ogni male.
Quest’anno, ancora nessuna notizia ci ha sorpreso. Ma qualche giorno fa, mentre depositavo l’ultimo agnellino sulle rocce del presepe, me lo son trovato lì accanto, con gli occhi lucidi. Mi ha dato un bacio e mi ha detto: “Se c’è il modello del cristiano perfetto, quello sei tu. Ti amo, ragazza cristiana”.
Non so esattamente che sguardo io abbia avuto, ricambiando la sua tenerezza. Ma so per certo che i miei occhi erano pieni di lacrime. Anche quelle che non ho mai avuto il tempo, la voglia, la forza, il coraggio di versare, quando mi sono vergognata di essere cristiana.
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Protect me from the Evil
We love to pray together for Christmas. Looking the crib. Yes, I’m Christian. Yes, he’s Muslim. We are cousins in Abraham, descendants of the Jesse’s tree. The rest of the world loves to split up us and do a crusade on our love. We resist, every day moving forward, step by step, in the procession of the Magi, in search of the Son of Man, Jesus Christ. For me Jesus is God, three Persons in the First. For him is one of the greatest prophets before Muhammad. For both of us, this is a cornerstone of our history, a stone that makes us as one and doesn’t divide each other.
I’m sure you can’t imagine how much we had to suffer, trying to explain to the others that “yes, you can love somebody different”, and “you can pray one God, calling him in a different way”. I’m sure you can’t imagine how we’re suffering, knowing that the world likes to divide something and somebody that history, for a lot of centuries, holds together. Infact, in the Middle East, before the Crusaders and the Ottomans, people lived together, without fighting or hating each other.
You can’t imagine how much he has suffered for me, last year. He suffered more than me at the news of the terrorist attack in the Catholic church in Baghdad, “Our Lady of Perpetual Help”. It was in October 2010, on the 31st. There were 57 dead, hundreds injured. I noticed there was something wrong with him: from the early morning he was sitting in the hall, before breakfast, fixing his gaze on me. I gathered from the crease of pain in his mouth, his words from a cracked “Forgive me”. I asked him: “Why should I forgive you?” “Because I’m a Muslim and now I’m killing you”, he said. I didn’t understand but my eyes fell instinctively watching the news on TV. Only then, when I saw a white steeple in a forest of minarets and then… the camera lingered on the stains of blood on the porch, on pieces of legs and arms without a head, then…I understood.
On the 31st of December there was another attack in Alexandria. In the Coptic Church of Saints (Al-Qiddisine), district of Sidi-Bishr. A car bomb in the square: 21 deaths. He was angry, devastated by anger. I hugged him. He said: “You are my Christian princess. How can I say, what shall I say, to make you understand that Muslims love Christians? What we could do to demonstrate that we are not like these fools, blowing up in the churchyards or in the aisles?”
After several years together, I know him well. I know that is telling the truth. He hates in the same way American commanders and terrorists. Because he’s a human being and he loves human beings. He hates violence. He hates war. I’m sure he would lead me in the most sheltered place of the universe and from there he would protect me from all evil.
This year, still no news has surprised us. But some days ago, while I was putting the lamb on the rocks of the crib, I saw him nearby, with shining eyes. He gave me a kiss and said: “If there is a model of a perfect Christian, that’s you. I love you, my Christian woman.”
I don’t know exactly what was the look I’ve had. But I know that my eyes were full of tears. I was crying for all the times I have never had the desire, the strength, the courage to pray. I was crying for all the times when I was ashamed of being Christian.