Seconda moglie. Un abito per una scelta difficile

La guardo allo specchio e penso: quanto è bella, con questo vestito addosso. E dire che dietro questo colore oro e nero, che le incornicia il viso e le disegna la figura, dietro questa lunga stola di seta che le arriva ai piedi, c’è tutto il senso della scelta di Gloria, di quel giorno in cui Omar le chiese di pensarci, di riflettere all’idea di diventare la sua seconda moglie.

Era successo in viaggio, dopo l’introduzione in famiglia. Omar e Gloria, a passeggio in uno di questi centri commerciali di lusso, tipici delle città arabe più opulente, si sono fermati davanti a una vetrina. In buon ordine, non con la solita confusione tipica dei suk o anche delle catene di negozi più a buon mercato, sono esposti una serie di pezzi unici: abiti da rappresentanza, da sera, da grande occasione, da matrimonio. In diversi stili: saudita, libanese, tradizionale giordano, fasciante alla turca.

Ma uno, uno solo attira l’attenzione di Gloria: una stupenda tunica nera e oro con due fasce laterali in calligrafia araba. Anche Omar si è piantato a osservare la vetrina. Guarda Gloria, sorride, si diverte a vederla strabuzzare gli occhi per decifrare la calligrafia. Poi ha pietà di lei e traduce. “C’è scritto: bellezza è luce d’aurora, mio amore”. Si guardano. Sorridono. Hanno già messo piede nel negozio.

Omar chiede alla commessa di vestire la donna per una prova. E così accade. Gloria si ritrova fasciata in nero e oro come una regina e tutte le persone dentro il negozio fanno capannello intorno. Questa occidentale veste un capo eccellente. E lo veste bene davvero, è il commento. La commessa è soddisfatta, Omar annuisce. Una signora, passandole accanto, si prende la libertà di tastare la stoffa e dire: “Naam jamil, jamil naam”, vale a dire: “Bello, bello, sì sì…”. Gloria non fa in tempo ad annuire per confermare la sua preferenza che vede Omar già trafficare alla cassa. Capisce, sorride, si sfila il vestito.

Appena uscita dal camerino trova il futuro marito ancora indaffarato a scegliere qualcos’altro. E pensa: adesso è troppo, ma se vuole regalarmi tutte queste cose, perché no? Omar ha adocchiato un abito verde e oro, stupendo, trasparente, adatto per la vita in casa, se indossato senza la tunica sotto. Guarda Gloria e le chiede: “Aiutami a scegliere un vestito per Asma. Hai gusto, suggeriscimi tu”. Gloria mette in scena un sorriso e pensa: ecco, certo, avevo dimenticato, sono solo la seconda, mi dovrò abituare.

Allunga la mano sulla stoffa dell’abito più bello tra quelli di fronte a sé, quello che avrebbe scelto per se stessa: rosso come l’amore, il sangue, la collera. Oro come il sole al tramonto, quando il cielo grida pietà alla calura e al vento di scirocco che ti sferza il viso. Accarezza la seta, chiude gli occhi. In una frazione di nulla, ma deciso, chiaro, incontrovertibile, per il negozio rimbomba scuro: “Hada”, “Questo”.

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