La popolazione berbera africana degli “uomini blu”, dal colore del velo che li avvolge e che, talvolta, li tinge (la taguelmust), è ambasciatrice di un Islam rovesciato, progredito, femminilizzato. Lo racconta Nadia Benahmidou su Yalla Italia.
Uomini velati e donne a viso scoperto, che si sposano per scelta. È questa la sintetica panoramica della società Tuareg. Sono questi i presupposti della società a struttura matriarcale di un popolo, tuttavia, musulmano.
Le loro donne, “le donne più belle del mondo” (come le definì nel Trecento l’esploratore berbero Ibn Battuta), sono le più potenti nel mondo arabo, detentrici di un matriarcato organizzato e incontrastato.
Lontana dall’immagine della donna sottomessa delle società maschiliste-integraliste islamiche e altrettanto lontana dalla finta donna emancipata all’occidentale, la Targhia (donna Tuareg) è forse oggi il più considerevole esempio di emancipazione femminile: oltre la religione, oltre la società, oltre ogni cliché.
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