Se l’Europa va verso un nuovo secolo oscuro, gli ebrei devono ripensare il futuro

bambini_ebreo_musulmano_296Tra israeliani e palestinesi è di nuovo scontro aperto. Gli avvenimenti li conosciamo. Ma prima che scoppiasse la miccia, qual era il pensiero diffuso tra gli ebrei della loro condizione? Che visione hanno di loro stessi, rispetto a ciò che ebreo non è? E’ con questi parametri che spesso danno risposta proprio agli ultimi accadimenti! Vi proponiamo alcuni stralci di un editoriale apparso il 25 giugno sul Jerusalem Post a firma di Isi Leibler, leader ebreo internazionale, per molti anni a capo della comunità ebraica d’Australia.
“Il multiculturalismo e la diversità sono ammirevoli qualità per una democrazia, ma si possono applicare solo se tutte le parti sono impegnate per una società aperta.

Gli sviluppi recenti segnalano che la prospettiva dell’Europa di scivolare in un nuovo Secolo oscuro è ormai una realtà terrificante.
In prima linea a soffrire sono gli ebrei, attaccati da tutti i lati, isolati, senza amici e incapaci di difendersi adeguatamente. La loro più grande minaccia è l’antisemitismo musulmano supportati da quello dell’estrema sinistra.

In contrasto con il Concilio Vaticano II, la maggior parte delle denominazioni protestanti (diversi dagli evangelici) hanno ripreso i loro sforzi feroci per demonizzare e delegittimare lo Stato ebraico. Guidati dal radicale Consiglio Mondiale delle Chiese, molti stanno facendo pressione con forza per l’accusa di deicidio contro il popolo ebraico affermando che, respingendo Cristo, gli ebrei non sono più il popolo eletto.

Collaborano anche con i palestinesi nella promozione della figura di Gesù come di un palestinese, piuttosto che di un ebreo. Alcuni addirittura negano il legame storico degli ebrei con la terra di Israele, sostenendo che gli ebrei sono discendenti dei Khazari eurasiatici convertiti al giudaismo nell’ottavo secolo d.C., e che i palestinesi sono le persone veramente indigene della regione.

Anche le organizzazioni non governative che promuovono i diritti umani sono state dirottate dai radicali per demonizzare e delegittimare Israele.
Ufficialmente, la maggior parte dei governi europei condannano l’antisemitismo, ma, a causa di una combinazione di codardia per affrontare la violenza islamica e la paura di perdere il sostegno elettorale musulmano, si astengono dalla dura azione necessaria per invertire la tendenza.

I governi europei non sono riusciti ad integrare gli immigrati musulmani, consentendo agli islamisti radicali di creare istituzioni educative e religiose. Le loro scuole e le moschee sono dirette da jihadisti e spesso finanziate da fanatici wahabiti sauditi. E’ da questi incubatori che i bambini cresciuti in Europa verranno impiegati in crimini d’odio, qualche volta essendo promossi a terroristi jihadisti.

Si stima che migliaia di musulmani europei sono, o lo sono stati una volta, impegnati nei combattimenti in Siria. La maggior parte tornerà a casa come assassini esperti, intrise di odio jihadista e alla ricerca di nuovi obiettivi, soprattutto ebrei.
Mohamed Merah, che ha ucciso sette persone, tra cui tre bambini ebrei e la loro insegnante, a Tolosa nel 2012, e Mehdi Nemmouche, che ha ucciso quattro persone al Jewish Museum di Bruxelles, entrambi avevano esperienza jihadista.

Purtroppo, la cultura della correttezza politica e la paura di accuse di islamofobia impediscono una risposta adeguata. Né l’Unione europea, né i singoli governi europei sono disposti a prendere azioni decisive dure, che devono includere la chiusura delle scuole islamiche estremiste, la spietata esclusione dei mullah jihadisti dalle moschee e l’aggressiva persecuzione dei musulmani impegnati in crimini d’odio, sommosse o violazione di legge”.

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