In Israele il 2 maggio 2011 è il Giorno della Memoria, in ricordo dei 6 milioni di ebrei uccisi dal regime nazista tedesco e di coloro che hanno lottato per salvarli.
In Palestina il 15 maggio è il Giorno della Nakba, per non dimenticare l’esodo di circa 725.000 palestinesi dai confini dello Stato d’Israele. Due date da introdurre nei libri di Storia.
Al tramonto del primo maggio si accendono sei torce nella piazza “Ghetto di Varsavia”, all’interno del museo Yad Vashem di Gerusalemme. Ogni torcia per ogni milione di ebrei scomparsi. Si apre così una cerimonia solenne e commovente, con un raduno di dignitari, tra cui il Presidente israeliano e il Primo Ministro, alcuni sopravvissuti della Shoah ed i loro figli.
Tutto il mondo, o quasi, conosce fin troppo bene il genocidio partorito dal ventre europeo, tanto è vero che molti non lo vorrebbero più nominare o ricordare. E’ una memoria struggente ed incomprensibile, che ancora oggi necessita di essere rammentata, soprattutto quando una parte enorme del mondo arabo, al cui interno vive Israele, non è a conoscenza di questa tragica storia.
Anche in Palestina cala il silenzio il Giorno della Nakba. Il termine arabo al-Nakba significa “la catastrofe”, usato per descrivere l’estromissione dei palestinesi dallo Stato di Israele.
Al centro di queste due giornate vi è da sempre un acceso dibattito e il confronto delle due commemorazioni porta su un terreno franoso.
Hala Espanioly, direttore del consiglio educativo dell’Higher Arab Monitoring Committee, chiede da tempo che la Nakba sia inserita nel curriculum scolastico degli studenti israeliani, perché solo l’insegnamento dell’incredibile sofferenza ed oppressione del popolo palestinese può portare a riconoscere che nel dolore tutti gli uomini sono uguali e necessitano di uguali diritti.
Mohammed S. Dajani Daoudi, fondatore del movimento Wasatia, che promuove la moderazione in Islam, e direttore del Dipartimento di Studi Americani alla Università Al-Quds, ritiene ci sia però una differenza sostanziale tra Shoah e Nakba, e la facile equazione tra le due tragedie non solo sia errata ma anche pericolosa.
Daoudi sostiene che nel mondo accademico arabo occorra riscrivere al più presto i libri di storia, dove la Shoah è spesso assente se non addirittura negata. Soprattutto ai giovani, che oggi lottano per la democrazia, la conoscenza di questo capitolo nero della storia mondiale è indispensabile per costruire un futuro d’uguaglianza e libertà. Per decenni milioni di arabi sono stati non solo oppressi da autocrati violenti, ma i loro governi hanno anche negato lo studio corretto della loro e altrui storia, considerata una potente minaccia alla loro rete di prevaricazione e corruzione.
Oggi i palestinesi hanno certamente motivi in più per conoscere l’Olocausto rispetto ad altri popoli arabi, così come gli israeliani di conoscere la Nakba rispetto ai coetanei europei. Ma ciò che rende il paragone imprudente, continua Daoudi, è che tra ebrei e palestinesi la pace è possibile, mentre tra ebrei e nazisti parlare di pacificazione era ed è assolutamente ridicolo.
Evitando questa dubbia equazione, la matematica delle vittime si allontana e si fa spazio alla pace.
1 Comment
Se agli Studenti PALESTINESI si insegna cosa hanno subito con la Shoah gli Ebrei, con fotografie e commenti di quegli Ebrei che queste persecuzioni la hanno subite, senza aggiungere i soliti commenti parlati per raccontare dei torti subiti dal Popolo Ebreo, oggi in maggioranza residente in ISRAELE.
Se agli Studenti ISRAELIANI non si insegna cosa era veramente prima la terra di Palestina e come vivevano prima i Palestinesi a contatto con i pochi coloni Ebraici che vivevano con loro sotto il dominio dell’impero Britannico ai tempi della persecuzione Nazista contro gli Ebrei nella Nostra
Europa e quale sostegno morale è stata la terra di Palestina per quegli Ebrei che vivevano con quelli che sono diventati i loro nemici, con fotografie e commenti di persone Ebree, ma fatte in quell’ Epoca, ai tempi della Shoah in Europa, senza aggiungere commenti alla Storia per solo giustificare i torti che hanno subito, di conseguenza i Palestinesi.
Forse se agli studenti dei due Popoli si raccontasse semplicemente la storia, senza le ragioni che ognuno di loro ha, di una parte o dell’altra parte, ognuno di loro potrebbe scoprire la ragione dove hanno subito, come è motivato il torto che hanno subito con la Nakba i Palestinesi.