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Un velo d’oro sulle arti islamiche del Louvre

Al Bistrot parisien di Rue Saint Dominique non si parla d’altro. Il nuovo padiglione delle arti islamiche del Louvre di Parigi è sulla bocca di tutti in queste ultime settimane. Il progetto sarà forse completato entro la fine dell’estate. “Forse”, perchè sono ancora molte le incertezze.

Fu Jacques Chirac a lanciarlo nel 2002, poi Nicolas Sarkozy diede il suo benestare nel 2008. Ma chi sarà il presidente francese che lo inaugurerà il prossimo settembre e dove si troveranno i 10 milioni di euro che mancano ancora per ultimarlo, sono ancora le due grosse incognite che non trovano risposta, neanche qui al Bistrot.

Ci volevano dunque le idee fantasiose dell’architetto milanese Mario Bellini e del collega francese Rudy Ricciotti per valorizzare e dare una collocazione prestigiosa ad una delle collezioni più importanti del mondo, fino ad oggi presentata in una semplice sezione del dipartimento delle antichità orientali. “Ali di libellula” la chiama Bellini, “nuvola dorata” la chiama invece Ricciotti. Concretamente è un grande velo ondeggiante di vetro e maglie leggere di metallo che si adagerà sui due futuri piani espositivi all’interno della Cour Visconti. Chissà come mai, ma, quando si parla con i parigini doc, il primo architetto ad essere nominato è sempre Rudy Ricciotti!

Dei 3.500 metri quadrati messi a disposizione, 2.800 ospiteranno a rotazione dalle 3.000 alle 4.000 opere tra le 18.000 della collezione. Oggetti in vetro, grandi elementi di architettura, legni arabi intarsiati, ceramiche e pregiati tappeti attireranno presto nuovi visitatori, che si sommeranno agli oltre 8,8 milioni che hanno esplorato il Louvre nel 2011.  A livello del cortile saranno esposte le opere che percorrono il periodo VI-X secolo, mentre al piano terreno saranno collocate quelle del periodo XI-XIX, compresa la collezioni di tappeti. Bellini e Ricciotti sono partiti con l’idea di non coprire o chiudere la corte, e di non mettere a disagio la collezione ed “esporla al rischio di essere letta con lo sfondo della cultura occidentale”, come ha detto l’architetto italiano mentre presentava il progetto nelle settimane scorse. Il velo, simbolo del mondo islamico, con le sue 24mila scaglie di alluminio stirato a forma triangolare e rettangolare, vuole dare alla collezione la sua identità culturale.

Ne esce un’idea articolata, una sfida non solo artistica – nel trovare un equilibrio tra il neoclassicismo della corte e l’evocazione di arte islamica -, ma anche tecnica e tecnologica:  sotto le fondamenta del Louvre, vicino alle acque agitate della Senna, nasce una struttura ibrida e poco invasiva con una copertura leggera e traslucente, dove, sfruttando il sottosuolo, anche dall’interno il visitatore potrà percepire la luminosità esterna.

Il costo del progetto supera i 98 milioni di euro. Tra i finanziatori più generosi la Fondazione del principe saudita al-Walid bin Talal con 17 milioni di euro,  il sultano dell’Oman e la Repubblica dell’Azerbaijan, il re del Marocco, l’emiro del Kuweit e lo stesso Stato francese, che, insieme al Louvre, ha coperto il 30% dei costi di progettazione. E al Bistrot parisien non mancano certo le polemiche. Stanchi di criticare per vent’anni la piramide Pei, i parigini potranno finalmente dedicare l’attenzione a qualcos’altro!

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caterina vezzani
11 anni fa

mi sembra stupendo! ma a parigi chi conosce l’institut du monde arabe? mostre stupende e fonte di apertura a nuove conoscenze, biblioteca e book shop ricchssimi. mai un parigi senza una visita all’institut!!!