Racconta Milano, in questa sua mostra inaugurata il 30 marzo scorso, Alessandro Russo. È una Milano che cresce in verticale.
Una metropoli che si muove in equilibrio perfetto e dinamico tra storia e modernità. È considerata una delle capitali mondiali della moda e del design, oltre che un polo finanziario nevralgico, ma Milano non dimentica di essere anche una città di cultura e pensiero.
Perché chiamarla “Milano verticale“?
“Ispirati dalle opere in mostra, il titolo è stato scelto dai due curatori: Andrea Ingenito e Piero Mascitti (braccio destro di Mimmo Rotella e curatore di numerose esposizioni in tutto il mondo). Ormai quasi vent’anni fa, quando sono arrivato a Milano da Catanzaro, mia città di origine, ero affascinato dalla verticalità di questa metropoli. Il Duomo è stato uno dei miei primi amori milanesi. Ho dipinto decine di volte la cattedrale con diverse sfumature e da più angolazioni. In precedenza, i miei lavori erano improntati sul post-industriale e forse questo può essere considerato una continuazione delle opere di quel periodo. Girando per Milano, mi sono imbattuto nei nuovi grattacieli che io ho definito il nuovo profilo della città. All’epoca, erano tutti cantieri. Mi hanno affascinato particolarmente perché avevo già dipinto i grattacieli newyorkesi nel 2004. New York mi era rimasta nel cuore: una città che non avevo mai visto. La mia curiosità era tutta per i grattacieli, passavo le giornate con il naso all’insù per scoprirne i segreti. Da quel momento, ho dipinto centinaia di opere ispirate da quel viaggio”.
È un uomo del sud, Russo; si sente e si vede nelle sue opere, accoglienti ed emozionanti. Con le sue vigorose pennellate riesce a scaldare anche un materiale freddo come l’acciaio, usato nelle ultime produzioni, che diventa impercepibile.
“Da qualche tempo dipingo su lastre. Ci sono arrivato per caso: un mio collezionista voleva per la sua abitazione un’opera dipinta su questo materiale. Ho iniziato ad usarlo e ho visto che dava un qualcosa in più. La mia pittura “urbana” è molto articolata. Le prospettive sono sempre estremamente precise. Nei miei quadri, anche in quelli precedenti, non ho mai dipinto il cielo milanese, anche se, nel paesaggio, lo avevo sempre considerato un elemento importantissimo. Per gli impressionisti era il 50 per cento dell’opera. Questo cielo milanese, tanto diverso da quello della mia Calabria, era diventato assente. Le lamiere si prestano a questa rarefazione, perché riflettendo la luce intorno, assumono diverse sfumature”.
Si può dire che, con questa tecnica, il paesaggio è in continuo mutamento e riflette poi l’idea che si ha di Milano: la città che non dorme mai?
Direi di sì. E aggiungo anche: con questi materiali riflettenti ho ritrovato un modo di dipingere che sintetizza la mia idea di pittura.
Nei suoi paesaggi si nota l’assenza di esseri umani. Nonostante questo, i suoi dipinti sono molto vivaci, pieni di vita, dato anche dal suo modo di dipingere: pennate veloci, estemporanee. Perché questa scelta?
Qualche volta ho dipinto nei paesaggi folle di persone, soprattutto sotto il Duomo. L’ho fatto anche nelle opere murali che ho realizzato nel Comune della mia città di origine. In questi ultimi non ci sono persone. In precedenza, i miei quadri erano figurativi; nel tempo l’umanità è scomparsa. Io credo che non serva fare delle figure per popolare i miei paesaggi e penso che questo sia anche frutto del periodo che tutti abbiamo vissuto, quello del lock-down. Quei paesaggi milanesi erano proprio come io li ho dipinti: assenti di umanità ma popolati dalla pittura. Erano paesaggi metafisici, senza cielo e senza persone. Pur non avendo l’analisi pittorica della pittura metafisica che è surreale, queste erano reali, ma si svuotavano di elementi che diversamente erano essenziali. Hanno quindi assunto un carattere nuovo, che poi è quello che cerca di fare un artista con i suoi lavori: dare una dimensione diversa alla realtà, una ricerca assoluta di indipendenza poetica.
Info: La mostra “Milano Verticale” è visitabile presso la Galleria Andrea Ingenito di Milano sino al 13 maggio.