LIBRI/ Consumare meno per vivere meglio

Da oggi nelle librerie è uscito il nuovo libro di Serge Latouche Come si esce dalla società dei consumi. L’autore, professore emerito di scienze economiche all’Università di Paris-Sud, è ispiratore teorico del Movimento per la decrescita.
Il suo nuovo lavoro è un’occasione per riparlare dello sviluppo della nostra società basata sulla produzione illimitata in un Pianeta che, al contrario, ha risorse limitate.

Le sue tesi e riflessioni sono quanto mai attuali, soprattutto alla luce del momento che stiamo attraversando, segnato dalla grave crisi economica e ambientale.
Per Latouche, infatti, “la stessa crisi attuale può essere vista come una buona notizia, se servirà ad aprire gli occhi sulla insostenibilità del progresso che l’Occidente ha realizzato fin qui”. La via della decrescita serena passa in primo luogo per una presa di coscienza del fatto che lo sviluppo è un’invenzione dell’uomo, e che il rapporto tra uomo e natura può essere rimodellato in una dimensione “conviviale”, all’insegna di quella che chiama «opulenza frugale», meno consumi materiali e più ricchezza interiore, meno “ben essere” e più “ben vivere”.

Da più parti si sostiene che il nostro Pianeta non può sopportare livelli di crescita e produzione infiniti ma quanti sono disposti a cambiare le proprie abitudini e ad accettare uno stile di vita diverso per questo? Perché, secondo Latouche, se non ci sarà un’inversione di rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. Il problema è serio e urgente ma, al momento, siamo ancora in tempo per immaginare, serenamente, un sistema basato su un’altra logica: quella di una “società di decrescita”.

Il ritorno a una vita “semplice” non è solo un fatto economico e ambientale. E’, anche, un importante fenomeno sociale che, ormai da tempo, coinvolge migliaia di persone nel mondo. Si chiama decroissance in Francia, decrescita o semplicità volontaria in Italia, downshifting nei Paesi anglosassoni e nel nord Europa. Ma tutti promuovono una revisione del proprio stile di vita, diventato insostenibile dalla pressione di un lavoro stressante, dalla mancanza di tempo da dedicare a se stessi e alla famiglia, da un bisogno economico sempre maggiore per riservarsi un tenore di vita sempre maggiore e una sicurezza adeguata.
Prima ancora che una teoria economica, allora, il bisogno di “decrescita” è un’esigenza personale e di buon senso per non farci sopraffare dallo sviluppo eccessivo che, né il Pianeta né noi, siamo in grado di reggere.

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