Viva l’Italia nuova, viva l’Italia libera. Tre giorni fa il mio uomo si aggirava in casa pronunciando frasi di questo tenore. Poi si è seduto al computer e ha iniziato a infarcire il suo profilo facebook di una serie di status con frasi simili, in arabo, inglese, italiano, affinché tutti capissero.
Ora, diciamocelo tra di noi, che siamo cresciuti in questo Paese, ma cosa c’è da gioire per un fallimento totale, come la caduta dell’ultimo governo?Non si tratta di essere berlusconiani o meno. Si tratta di registrare un fatto: questo Paese ha fallito su molti fronti. La domanda che bisognerebbe porsi è perché. La mia risposta, da cittadino che – vista anche la sua storia personale – non potrà mai votare una coalizione di partiti con la Lega dentro, è: perché questo governo ha avuto la fiducia della maggioranza degli italiani. Ci hanno creduto, insomma. Salvo svegliarsi (non del tutto) appena l’Europa ha dato picche e il conto in banca potrebbe essere a rischio.
La cosa interessante in questa situazione che riguarda il Paese, credetemi, è constatare come ci vedono gli altri. Gli altri intesi come gli stranieri, sia quelli che si sentono e sono italiani, perché vivono qui da molti anni, sia coloro che abitano a distanza. Il mio uomo non ha fatto altro che mostrarmi testate del mondo arabo (naturalmente) con questi titoli. Ne cito una ad esempio, un giornale del Golfo, che a sua volta riprende il Financial Times: “Nerone dà le dimissioni”.
Anche nell’immaginario dei miei amici che vivono all’estero si è diffusa l’equazione Berlusconi=Mubarak. Un parallelismo che, riguardo ad alcuni aspetti, come il culto della personalità diffuso e costruito ad arte, ci sta. Ma, per il resto, mi sembra un po’ forzato. Non foss’altro che l’Italia è ancora una democrazia.
Su questo fil rouge, vi confesso, ho assistito anche alla fine di un’amicizia. Sul facebook del mio compagno fioccavano i commenti di stranieri e italiani. Ma uno, soprattutto uno (italiano, of course), si è tanto risentito dell’equazione Berlusconi=Mubarak che l’ha presa sul personale. Scriveva: “Basta con queste incomprensioni. Non capite nulla del nostro Paese. Finché tutti quanti e, soprattutto gli stranieri, daranno la colpa a Berlusconi sulla nostra crisi, non ne verremo fuori”. Detto non da un berlusconiano di ferro ma da un indignados precario dell’ultima ora mi colpisce un po’. Cosa sta succedendo, mi sono chiesta? Tiriamo fuori l’orgoglio nazionale solo quando tutti ci danno addosso?
Ad essere sincera, il mio uomo ci ha dato proprio addosso, esprimendo a tutto tondo il pensiero della maggior parte delle persone che vivono nel mondo arabo: “Un primo ministro che bacia l’anello al dittatore Gheddafi e poi accetta di attaccarlo, facendo la guerra in Libia; un primo ministro che va palesemente a donne tirando in ballo la “nipote di Mubarak”; un primo ministro che qualche anno fa appoggiò George Bush per portare la guerra in Iraq, ecco, questo signore merita di cadere. Soprattutto perché il 90% degli italiani che ho conosciuto non sono come lui”.
Ora, la sottoscritta ringrazia ma, visto che siamo in democrazia e visto che l’ex premier è stato eletto a maggioranza, sempre la sottoscritta si chiede: ma non è che il mio uomo, avendo conosciuto i miei amici, ha beccato solo il 45% che sta dall’altra parte?