Il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2014, che verrà presentato il 10 luglio, alle ore 10.30, presso l’Auditorium di via Rieti a Roma, completerà il panorama dei rapporti annuali sull’immigrazione con una pubblicazione dedicata all’inserimento imprenditoriale, curata dal Centro Studi e Ricerche IDOS in collaborazione con Unioncamere, Camera di Commercio di Roma, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, MoneyGram e con il supporto di diversi esperti e altre strutture.
Il nuovo Rapporto analizza l’imprenditorialità immigrata a tre diversi livelli (europeo, nazionale e territoriale) e propone al riguardo i dati aggiornati all’inizio del 2014, con molteplici approfondimenti che consentono di individuare lo specifico apporto degli immigrati al panorama imprenditoriale italiano e le possibili prospettive.
Nell’UE a 28, secondo le statistiche Eurostat (parziali in quanto non inclusive, ad esempio, del settore agricolo e a base campionaria), sono 30,5 milioni gli imprenditori (1 ogni 7 occupati, per il 70% maschi), di cui circa 4,9 milioni in Italia (quasi un milione in più rispetto alla Germania). Gli imprenditori immigrati, che per lo più hanno dato luogo a imprese individuali, sono quasi 2 milioni (di cui poco meno della metà non comunitari) e si concentrano innanzitutto in Germania (461mila imprenditori e 750mila posti di lavoro creati), seguita dalla Gran Bretagna (423mila).
In Italia, tra gli autoctoni prima e tra gli immigrati poi, si è affermata una imprenditorialità molecolare – con imprese di ridotte (e ridottissime) dimensioni – che, seppure per alcuni aspetti appare più dinamica e coinvolgente, fatica maggiormente nel mercato globalizzato, come indicano le evidenti difficoltà delle imprese artigiane, in diminuzione dal 2009.
Il nuovo Rapporto si basa sull’analisi delle imprese registrate negli elenchi delle Camere di Commercio: 6.061.960, di cui 497.080 controllate da persone nate all’estero. Le imprese individuali superano la metà del totale tra quelle controllate dagli autoctoni (51,9%) e arrivano all’80,6% (oltre 400mila) tra gli immigrati, che però si stanno aprendo in misura crescente anche a forme di impresa più complesse, come le società di capitali.
In ogni modo, gli imprenditori nati all’estero sono riusciti a mantenere un significativo dinamismo imprenditoriale anche in questi anni di crisi, compensando la tendenziale diminuzione delle imprese guidate dagli italiani.
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