Nuova serie. La fortuna non è di tutti

Il Diario di AzizaProbabilmente non ve lo siete mai chiesto, cosa voglia dire setacciare i pensieri quando sta per arrivare una guerra o qualcosa che crediamo tale. Però vorrei provare a spiegarvelo, perché è una cosa che, se vissuta, può aiutare a farvi capire quanto siete ridicoli quando vi alzate al mattino e bestemmiate e vi lamentate per andare in ufficio. In fondo vi capisco, ma davvero non ammetto che possiate comportarvi così senza sapere quanto siete fortunati.

Prima cosa. Sappiate che nei Paesi non occidentali, tutte le cose che date per scontate non lo sono affatto.

Non avete l’acqua corrente. E, se l’avete, dovete dosarla. Perché prima o poi finirà e dovrete chiamare un signore che ve la porta in una tanica di stagno. L’acqua è acqua di pozzo, per cui non è assolutamente potabile. Vi costerà una cifra esagerata, vi riempiranno le taniche, ma non sempre riuscirete a farla arrivare nel vostro bagno. Le condutture sono fradice, sarà più quella che perderete che quella che riuscirete a consumare.

Avrete elettricità solo poche ore al giorno. Che significa impossibilità di utilizzare, nell’ordine: frigoriferi, forno, televisione, ricariche per cellulari e per computer, wireless e ovviamente, la turbina per l’acqua, se vi servisse. Si vive in attesa del momento magico, di solito nella notte, in cui ogni luce lasciata accesa si accende di nuovo.

Se non avete l’elettricità e la volete, vi abbisogna un generatore di corrente. Ingombrante, molto rumoroso e costoso. Ma il generatore ha bisogno del petrolio. Il petrolio non lo trovi sotto casa, la prima pompa è a chilometri. Se non hai un’auto o qualcuno che ti accompagni, spenderai i soldi del taxi per procurare almeno 20 litri, che dovrai caricare su per le scale di casa.

Se succede qualcosa che prelude alla guerra, in città succedono almeno tre cose. Primo: le strade verranno interrotte, istituiti checkpoint. Se non volete trovavi nei guai, vi confinerete in casa. Ma non tutti i generi alimentari o di prima necessità sono vicini. Fatevene una ragione.
Il cibo. Di solito un forno per il pane c’è ovunque. Ma la coda del pane (o dell’acqua di fonte) dà la misura che ci si trova in un posto in guerra. Ci sono file lunghe per accaparrarselo, facce sudate, bambini e donne. Meno uomini. Ma, soprattutto, ci sono persone che spesso rischiano il fuoco dei cecchini per una forma di frumento.

L’acqua. La potabile in bottiglia sarà sempre più scarsa. Accontentatevi. E pregate Dio di non contrarre malattie.
La testa e il cuore. Mentre fuori ascoltate il suono di armi medie e pesanti coinvolte in qualche contrasto, le pensate tutte. Avete in mente tutti i piani alternativi, il B, il C, il D. Come fare se taglieranno questa strada? Da dove prendere con l’auto per procurami il gasolio? Quali generi alimentari è meglio comprare, visto che sarà difficile rifornire la città? Vi sentite e siete in trappola.

Infine noi sogniamo quello che voi disprezzate: acqua corrente, luce costante, wireless a tutta birra, tutto il cibo che volete se avete capacità di acquisto, sicurezza sulle vostre strade. La probabilità che qualcuno vi spari mentre voi passeggiate nelle vostre città, nonostante non ci pensiate mai, è decisamente bassa.

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