Per disgorgare Calais, il ministro degli Interni francese ha individuato venti dipartimenti per accogliere i migranti, mentre la loro domanda d’asilo è ancora da considerare. Reportage in un villaggio della Borgogna, dove la convivenza sta andando abbastanza bene.
Alcuni conoscono Pouilly-en-Auxois per la sua gougère (bignè al formaggio) e per il Petit Thoreylien (vino della Borgogna), altri per il suo tranquillo canale e le sue case situate non lontane dal tanto visitato Hospices de Beaune. Il villaggio di 1.550 anime si trova a 40 chilometri da Digione ed è in procinto di entrare in una nuova notorietà.
Sessanta richiedenti asilo provenienti principalmente dal Corno d’Africa si sono trasferiti da febbraio nell’ex caserma della gendarmeria: sono coloro che vagavano questo inverno per le strade di Calais, trascorrendo la giornata nel migliore dei casi sotto le tende, facendo la posta ai camion che clandestinamente li avrebbero condotti nel paradiso britannico.
Il ministero francese degli Interni ha deciso di sgomberare la città di Calais, lungo di transito soffocato dalla miseria del mondo, disperdendo i migranti in tutto il Paese. Sono stati individuati venti dipartimenti, tra cui Côte-d’Or.
“Immagino che a Parigi un alto funzionario abbia posto il dito su una mappa e detto: ‘visto che l’edificio del corpo di polizia è vuoto, là, c’è posto‘”, ha commentato Bernard Milloir, il sindaco indipendente di Pouilly-en-Auxois, un uomo gioviale e di ottimismo incrollabile. “Il 29 dicembre, il sub-prefetto ha detto che, in due mesi, stavano arrivando 80 migranti! Ho incontrato il Consiglio comunale e abbiamo fatto un rapido calcolo: essi avrebbero rappresentato il 5% della popolazione!”.
Paura in paese? “Grande inquietudine”, ha risposto il sindaco. “La gente guarda la TV e sanno che a Calais ci sono stati spesso scontri tra gruppi etnici. E poi c’era Charlie, il 7 gennaio, l’amalgama tra Islam e terrorismo. Così queste persone nel nostro paese … ”
Il 4 febbraio, i primi 22 migranti (etiopi, eritrei, sudanesi, congolesi) arrivano solo con i loro cenci, sfiancati da lunghi mesi di viaggio attraverso la terra e il mare e notti di sonno nei fossati di Calais. Bernard Milloir va a prenderli con la propria auto e li porta a Château de Chailly (4 stelle), in occasione della Candelora che tradizionalmente riunisce i leader locali. Questo episodio agita la blogosfera nazionalista, che invita le persone di Pouilly-en-Auxois a prendere la tessera per il Fronte Nazionale (FN).
Ma le reazioni sono diverse. Come Marie-Jo Bourcier, che dirige il servizio sociale del Comune: “Poco dopo l’insediamento dei candidati, 25 abitanti del villaggio si sono fatti avanti spontaneamente per offrire i loro servizi, fare corsi di francese per esempio. Poi la gente ha recuperato delle vecchie biciclette, un meccanico le ha riparate e sono state offerte ai migranti. Le nostre squadre di calcio hanno aperto i loro allenamenti. Parte della popolazione si è mobilitata”. Bernard Milloir completa: “E un gentiluomo conduce i credenti alla moschea il venerdì”.
Quattro mesi più tardi, i profughi si sono integrati. Sono discreti, non sono stati segnalati incidenti ed è solito, allo scoccare della 17.00, vederli andare in Piazza Liberazione con la la bicicletta e la borsa della spesa in mano. I commercianti si fregano le mani, perché questi signori comprano: “Sono grandi mangiatori di pane!”, commenta un fornaio.
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